Recupero Vulcania: individuate quattro possibili soluzioni

Mettersi il degrado e l’incuria dell’ex centro commerciale di Vulcania alle spalle e guardare al futuro dell’impianto nell’ottica dello sviluppo e della sua riqualificazione. Per abitanti e commercianti della zona non è facile. Ma ci provano. Speranze di risanare una ferita rimasta aperta per quasi un quarto di secolo con desideri, aspettative e attese che hanno preso immediatamente corpo con la rivalutazione della vicina bambinopoli e la possibilità di creare una sinergia tra amministrazione e privati per rilanciare botteghe e negozi.

Non un intervento specifico ma quattro grandi punti per evitare che in questa parte della municipalità di “Borgo-Sanzio” continui a essere un enorme bivacco per senza tetto. Un “hotel per disperati” con bagni a cielo aperto e ripari di fortuna. «Serve immediatamente un tavolo urbanistico a cui far partecipare le istituzioni politiche e sociali del territorio- afferma Nico Sofia, presidente del comitato cittadino “Terranostra”-. Una conferenza dei servizi che preveda il recupero delle risorse dell’intero impianto e non il suo abbandono selvaggio. Per cancellare questa vergogna serve l’avvio di un piano di ristrutturazione dell’immobile. Niente vetrine sfondate, niente sale ridotte a discariche abusive o niente scritte vandaliche ma l’inizio di un’opera che per il quartiere rappresenterà sicuramente la fine di una ferita rimasta aperta per troppo tempo».

Eliminare la spazzatura e ogni tipo di materiale pronto a prendere fuoco con l’afa estiva, sarebbe un punto di partenza molto importante. Già in passato associazioni e comitati cittadini avevano simbolicamente ripulito la terrazza del pian terreno dai rifiuti. «Un’azione dimostrativa, rivolta a Palazzo degli Elefanti, affinchè la struttura di via Giuffrida Castorina potesse ritornare ai fasti dei primi anni ’90- sottolinea Rosario Musacchia, commerciante della zona- Quando fu realizzato questo complesso il comune stipulò con gli imprenditori dell’ex centro commerciale una convenzione ben precisa. Un accordo che prevedeva di assicurare la manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti esterne del sito a uso pubblico. Lavori che riguardavano anche l’impianto elettrico. Oggi- prosegue Musacchia- Vulcania tutto è fuorchè quello per cui è stata costruita. Lo stesso spiazzo dove si sono riuniti residenti e commercianti del rione è invaso dalla spazzatura e dai cocci di vetro. Manca un sistema elettrico degno di questo nome con alcuni pali della luce danneggiati, e mai sostituiti, frutto di molti raid vandalici. E poi scritte sui muri, bivacco per senza tetto e abusivismo commerciale. I motivi dell’appello a Palazzo degli Elefanti sono tanti. Le risposte fin qui arrivate, molto poche».

Costruita nel 1980 -e dotata di circa 50 negozi, ampi posteggi e aree verdi- la storia del primo centro commerciale di Catania diventa presto un incubo con le saracinesche dei negozi che si abbassavano nei primi anni ’90 a causa della crisi. Adesso della moderna struttura, realizzata con ampie gallerie interne e spazi per il ristoro, ne resta solo il ricordo.

Ora è quasi esclusivamente un “hotel per disperati” sempre aperto che diventa terra di nessuno appena cala il buio. Qui a marzo del 2014 fu trovato il corpo di un senza tetto. Uno dei tanti occupanti di Vulcania che, nel tempo, si sono costruiti ripari di fortuna nei piani più alti dell’edificio, lontano da sguardi indiscreti.

 

 

 

 

di Vincenzo Musumeci