Palermo, le scommesse e il “contratto” con Cosa nostra: 31 arresti, c’è anche Ninì Bacchi

Polizia

PALERMO – Associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato e traffico di stupefacenti. Sono i reati di cui dovranno rispondere, a vario titolo, i 31 fermati nel corso dell’operazione della Polizia di Stato di Palermo che nelle scorse ore ha scoperchiato il giro d’affari della mafia nel settore delle scommesse nel capoluogo siciliano.

L’operazione, che ha visto impiegati più di 200 uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai pm della Dda Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise. Un’indagine imponente, che chiama in causa nomi noti dell’imprenditoria siciliana e italiana nel campo delle scommesse. Come Benedetto “Ninì” Bacchi, detto il “re del gioco online”, che secondo gli inquirenti sarebbe un personaggio chiave dell’inchiesta della Dda di Palermo. L’imprenditore – finito in cella con le accuse di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan – avrebbe stipulato un vero e proprio accordo con le famiglie mafiose riuscendo così a monopolizzare il settore.

Costruendo un impero che poteva contare su una rete di oltre 700 agenzie di scommesse abusive distribuite in tutte Italia, per un giro d’affari stimato in oltre un milione di euro al mese. Una parte della somma, dai 300 agli 800 mila euro all’anno, sarebbe stata girata alle famiglie mafiose. Un business considerevole in un settore, quello del gioco d’azzardo, che continua a godere di ottima salute.

Tra i 31 arrestati c’è anche Francesco Nania, socio occulto di Bacchi e capo della “famiglia” mafiosa di Partinico, che, grazie alla complicità di Michele De Vivo, insospettabile commercialista campano che fungeva da prestanome, era riuscito a creare un fiorente mercato di import-export di prodotti alimentari con gli Stati Uniti. In cella, oltre a persone legate a Cosa Nostra con ruoli di vertice, sono finiti anche insospettabili professionisti funzionali agli interessi criminali di Bacchi. Alcuni indagati rispondono anche di associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico di stupefacenti.

L’inchiesta ha in parte ricostruito la movimentazione degli enormi flussi di denaro provenienti dal gioco illecito. Nel corso del blitz sono stati sequestrati beni immobili, società e conti correnti bancari di Bacchi e di diverse persone che lo avrebbero aiutato a riciclare denaro sporco per milioni di euro.