Cas, incentivi per progetti inesistenti. Indagati 57 dipendenti

Nel mirino degli inquirenti è finito il Consorzio per le autostrade siciliane. Il danno economico prodotto sarebbe di oltre un milione di euro

Dia Cas

Incentivi per oltre un milione di euro destinati per lavorare a progetti che, in alcuni casi, non sarebbero nemmeno esistiti. È quanto sarebbe accaduto al Cas, il Consorzio per le autostrade siciliane, secondo l’indagine avviata due anni fa dalla Direzione investigativa antimafia di Messina e dai colleghi del centro operativo di Catania portata a termine oggi. I reati ipotizzati nei confronti di dodici tra dirigenti e dipendenti sono a vario titolo di falso, abuso d’ufficio e truffa. In totale sono 57 gli indagati; tra i dodici sospesi c’è anche Anna Sidoti, sindaca di Montagnareale, nel Messinese. È coinvolta per la sua attività professionale per il Consorzio e non per il ruolo di prima cittadina.

Al centro delle indagini c’è la quota del due per cento pagata a fine lavori a chi segue appalti pubblici. Secondo le forze dell’ordine, molti progetti non sarebbero stati conclusi oppure sarebbero inesistenti, ma la percentuale sarebbe stata ugualmente incassata. E nel tempo il danno economico stimato è lievitato oltre il milione di euro; per questo motivo sono stati sequestrati beni per lo stesso valore. I decreti di pagamento considerati sospetti sono 70, riferiti a 60 opere da realizzare. Tutti con vizi di forma o inesistenti perché senza progetto. Nell’ordinanza, il giudice per le indagini preliminari scrive di “fatti sconcertanti“.

L’operazione ha permesso di scoprire come al ristretto gruppo di dipendenti del Cas siano stati concessi gli incentivi per il lavoro svolto durante l’orario d’ufficio. Bonus che avrebbero raggiunto anche i 140mila euro l’anno. Alcuni dei professionisti coinvolti avevano il ruolo di Responsabili unici dei provvedimenti (Rup) e per il ripristino delle cabine di Sos lungo la rete autostradale avrebbero ricevuto straordinari per dei lavori ordinari. Nella sua testimonianza, un dipendente ha dichiarato alla Dia di lavorare “all’assistenza delle colonnine Sos dell’autostrada, in quanto competenza dell’ufficio in cui lavoravo, su segnalazioni della polizia stradale e dell’Anas, non sapevo che l’attività facesse parte di un progetto“. Per questo motivo sostiene di “non avere ricevuto incarico formale per questa attività” che era di routine. Eppure, al momento di andare in pensione, nel suo Trattamento di fine rapporto ha ricevuto una somma in più di circa duemila euro. Importo che “presumo possa essere l’incentivo dell’attività svolta“, però incassato a sua insaputa.

Un racconto simile a quello rilasciato da un altro lavoratore. “La mia attività consisteva nel compilare tabelle – spiega – un’attività che avevo reso per dovere d’ufficio, comunque non riconosciuti da incentivi progettuali, in relazione ai rapporti del Cas con altri enti e per tratte autostradali diverse“. Si trattava di un compito “da me espletato in ufficio, trasmesso a un geometra e discusso col Rup, e comunque normalmente nelle ore ordinarie d’ufficio: è capitato anche fuori dal normale orario di lavoro“. La testimonianza, secondo gli investigatori, “evidenzia come le attività svolte e ricondotte nell’alveo degli incentivi progettuali rientravano nell’ordinaria attività del dipendente, svolta principalmente nelle ore d’ufficio“.

Soddisfazione da parte degli inquirenti che hanno coordinato il lavoro. “È il frutto di un’indagine molto complessa durata due anni sull’amministrazione interna del Consorzio per le autostrade siciliane, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita“, afferma Renato Panvino, capo centro della Dia etnea. “L’operazione – prosegue – è ancora in corso in diverse città siciliane dove sono presenti investigatori Dia impegnati nella notifica dei provvedimenti ai dipendenti del Cas, con perquisizioni domiciliari e negli uffici“.

Si tratta della prosecuzione “dell’operazione già condotta sempre dalla Dia nel 2015 nei confronti di imprenditori e funzionari del Consorzio per le autostrade siciliane che ha fatto luce sull’affidamento degli appalti a ditte compiacenti con modalità di corruzione“, precisa Renato Panvino.

Il presidente del Cas Rosario Faraci si dice “profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria su fatti risalenti al 2012 e 2013” ed esprime “totale fiducia nell’operato della magistratura“. Poi assicura che il Consorzio “procederà, secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento, come per legge, nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal magistrato“.

Per sei degli indagati è scattata la sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio per un periodo di sei mesi. Si tratta di Antonio Lanteri (63 anni, di Messina); Stefano Magnisi (64 anni, di Furnari); Angelo Puccia (57 anni, di Castelbuono); Gaspare Sceusa (61 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto); Alfonso Schepisi (64 anni, di San Piero Patti); Anna Sidoti (45 anni, di Montagnareale). Disposto il sequestro preventivo dei beni di Carmelo Cigno, (68 anni, di Palermo); Letterio Frisone (64 anni, di Messina); Carmelo Indaimo (71 anni, di Ficarra); Antonino Francesco Spitaleri (67 anni, di Roccella Valdemone); Antonino Liddino (67 anni, di Messina); Corrado Magro (70 anni, di Avola).