Istituto musicale Bellini usato come bancomat. Arrestati in 23, buco da 14 milioni

Con diversi stratagemmi, per anni avrebbero utilizzato l'ente pubblico come una cassa privata. In manette sono finiti responsabili dei diversi uffici, due dipendenti e diversi imprenditori. Ruolo centrale avrebbero avuto i genitori della consigliera comunale Erika Marco

Istituto musicale Bellini
Istituto musicale Bellini

Falsificazione di firme e di mandati di pagamento compilati con causali differenti, oppure fatture per prestazioni mai effettuate. Un buco da 14 milioni di euro nel bilancio dell’Istituto superiore di studi musicali Bellini di Catania. Per 23 persone sono scattati gli arresti – sei in carcere e 17 ai domiciliari -, in 38 sono indagati a vario titolo di peculato continuato, ricettazione, riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Tra loro anche i genitori della consigliera comunale Erika Marco (che non risulta coinvolta), i coniugi Giuseppa Agata Carubba e Fabio Antonio Marco, la sorella e uno zio.

L’indagine, denominata The band, è stata condotta dal nucleo di polizia tributaria su direzione della Procura etnea. Il lavoro degli inquirenti è partito dopo una denuncia presentata da alcuni componenti del Cda e dall’attuale direttore amministrativo del Bellini e in prima battuta – lo scorso anno – ha portato al licenziamento di sette dipendenti. Con il supporto della Guardia di finanza è stato possibile ricostruire i due canali attraverso i quali il gruppo sarebbe riuscito a trasformare l’istituto in “una sorta di bancomat senza limiti di prelievo“, sottolineano le forze dell’ordine.

L’Istituto Bellini è un ente pubblico fondato nel 1951 dal Comune e dalla Provincia di Catania. Si tratta di una struttura finanziata da palazzo degli Elefanti, dall’odierna Città metropolitana e dagli stessi studenti attraverso le rette. Una realtà di eccellenza, quella con il maggior numero di iscritti in tutta Italia, che però dall’ottobre 2007 al febbraio 2016 sarebbe stata costantemente assaltata con continue “azioni di appropriazione di finanziamenti pubblici“.

La via più “redditizia”, che avrebbe permesso di sottrarre in nove anni oltre dieci milioni di euro, consisteva nella falsificazione delle firme e dei mandati di pagamento con causali diverse. La presunta truffa avrebbe riguardato soprattutto le spese obbligatorie – stipendi, pagamenti previdenziali e assistenziali – per le quali sarebbe stato più semplice aggirare i controlli interni. L’uso della causale generica “contributi” avrebbe permesso l’immediata liquidazione delle somme dai conti bancari; gli istituti, dal canto loro, “hanno registrato gli stessi importi o a favore dell’ex responsabile dell’ufficio ragioneria del Bellini e dei dipendenti suoi complici o a favore di imprese partecipi all’illecito“, scrivono le fiamme gialle in una nota.

La seconda via per fruttare un profitto illecito di quattro milioni di euro avrebbe visto la complicità di una serie di imprese commerciali compiacenti. Si tratterebbe di venti tra negozi e aziende spesso riconducibili alle stesse persone e “generalmente inadempienti al Fisco“, destinatarie di pagamenti per prestazioni in realtà mai effettuate a favore dell’Istituto Bellini. I commercianti avrebbero aperto conti correnti e carte prepagate nei quali versare i fondi sottratti e successivamente avrebbero versato il denaro agli indagati.

Le forze dell’ordine hanno ritenuto come principali artefici dei reati Giuseppa Agata Carrubba, responsabile dell’ufficio di Ragioneria dell’Istituto fino al maggio dello scorso anno, e il marito Fabio Antonio Marco, ritenuto l’organizzatore della presunta associazione a delinquere. In manette anche Vita Marina Motta, responsabile della segreteria didattica fino al maggio 2016; Lea Marino, responsabile dell’ufficio del Personale fino al maggio 2016; Sergio Strano, consulente del lavoro e amministratore di fatto di diverse società che hanno fittiziamente intrattenuto rapporti commerciali con l’ente pubblico; Giancarlo Maria Benvenuto Berretta, legale rappresentate di più società che solo apparentemente hanno fornito beni e/o servizi all’Istituto musicale.

Sono stati disposti invece i domiciliari per i dipendenti Paolo Di Costa e Roberto Vito Claudio Russo; per gli imprenditori Vito Enrico Barbuto, Roberta MarcoValentina Piera Mazzarino, Davide Palmisciano e Francesca Sanfilippo quali imprenditori concorrenti nei reati di riciclaggio e partecipi di un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio“. E ancora Massimo Vecchio, Francesco Antonio Nicoloso, Salvatore RizzoMarco Garufiquali intestatari di carte prepagate, indagati per reati di riciclaggio e di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio“. Infine gli imprenditori Francesco Marco, Alfio Platania, Luigi Platania, Antonino Munagò, Raffaele Carucci indagati per riciclaggio e Massimo Lo Rosso indagato per peculato in concorso.

Assieme alle richieste di arresto e di domiciliari, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati di beni e fondi pari a oltre 14 milioni di euro.

È stato estirpato un cancro che minacciava di uccidere un’istituzione molto importante per l’intera Sicilia“, commenta il sindaco Enzo Bianco. “Dell’Istituto Bellini sono soci sia il Comune, sia la Città metropolitana di Catania – sottolinea – E una dirigente del Comune, Clara Leonardi, nominata Direttore amministrativo dell’Istituto, ha scoperto e denunciato, con gli altri vertici dell’ente, supportati dai soci, le gravi irregolarità contabili che hanno aperto la strada all’indagine della Guardia di Finanza“. Il primo cittadino – che non ha fatto alcun riferimento ai nomi coinvolti nell’operazione – ha auspicato l’attuazione a breve termine della statalizzazione del Bellini, operazione già avviata.