Palermo, smantellato traffico di migranti. Pm: “Seria minaccia alla sicurezza nazionale”

Sono 17 le persone indagate. L'organizzazione - in cambio di tariffe tra i tremila e i cinquemila euro -avrebbe garantito viaggi brevi e sicuri dalle coste della Tunisia al Trapanese. Condizioni appetibili anche da parte ricercati dalle autorità di polizia tunisine o di presunti contatti di gruppi terroristici

sbarchi migranti porto catania

Una “seria minaccia alla sicurezza nazionale“. Così gli inquirenti definiscono l’organizzazione criminale che avrebbe gestito un traffico di migranti tra la Tunisia e l’Italia. Le indagini della procura di Palermo hanno portato al fermo di 15 persone, tunisini, marsalesi e fiorentini. Il gruppo avrebbe offerto un vero e proprio servizio di trasporto verso le coste italiane rivolto a passeggeri disposti a pagare cifre molto più alte – tra i tremila e i cinquemila euro a testa – per viaggi non su barconi fatiscenti, ma su imbarcazioni in grado di ospitare al massimo dieci persone alla volta.

Secondo i magistrati, l’organizzazione – in contatto con referenti sia in Francia che in Belgio – sarebbe stata in grado “di fornire ai suoi utenti un transito marittimo sicuro, occulto e rapido, dunque particolarmente appetibile anche da parte di soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospetti di connessioni con formazioni di natura terroristica di matrice jihadista“. È quanto emerge anche dalle intercettazioni raccolte dai militari della Guardia di finanza. In una delle conversazioni registrate, uno dei potenziali “clienti” avrebbe espresso il timore di essere bloccato dalla polizia in Tunisia o respinto dal sistema di controllo italiano “per ragioni di contrasto al terrorismo di matrice jiahdista“, scrivono i pm nell’ordinanza. Per questo motivo si sarebbe “rivolto a un non meglio identificato sceicco (allo stato non identificato, ndr) per avere aiuto“.

Il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi sottolinea che “su nessuno dei soggetti fermati gravano sospetti di collegamento con il terrorismo, il jihadismo e i foreign fighters“. Ma la pericolosità “emerge dalle indagini e consiste proprio dal sistema attuato dall’organizzazione e che garantiva la possibilità di sfuggire al sistema di controlli e identificazione che scattano, invece, quando operano le Ong e le forze dell’ordine“, precisa. A contattare la banda sarebbero stati migranti con maggiori possibilità economica, tunisini soprattutto, con la necessità di raggiungere i parenti già in Europa. Oppure “soggetti che temevano di essere respinti e che avevano problemi con la giustizia tunisina“, spiega Lo Voi.

Tutto questo è stato scoperto attraverso i controlli fatti sia per mare che sulla terraferma anche con i mezzi aerei della Guardia di finanza che hanno individuato diversi di questi trasporti – aggiunge Francesco Lo Voi – E hanno anche scoperto che questa organizzazione associava al traffico di clandestini anche un traffico di contrabbando di tabacchi“. Le sigarette sarebbero poi finite mercati rionali trapanesi e palermitani.

In totale gli indagati sono 17, dodici i fermi già eseguiti. Ogni componente della banda avrebbe avuto un compito specifico: delle “prenotazioni” dei migranti alla raccolta dei soldi. E poi la custodia della “cassa”, la ricerca dei mezzi e la loro guida. Ultimo passaggio, l’arrivo e il primo alloggio in Sicilia in posti sicuri gestiti dall’organizzazione. Le accuse sono di favoreggiamento dell’immigrazione e contrabbando di tabacchi lavorati esteri. La tratta prediletta sarebbe stata quella tra le coste della Tunisia e la provincia di Trapani, soprattutto la zona di Marsala, attraverso gommoni d’altura guidati da scafisti esperti, capaci di percorrere anche due volte alla settimana la distanza anche in meno di quattro ore. Cinque le traversate ricostruite da militari e inquirenti. Alcuni sbarchi sono stati impediti dai controlli delle fiamme gialle, impedendo un incasso di oltre centomila euro.

Nell’ordinanza gli inquirenti scrivono che “le politiche di contenimento dei flussi degli immigrati adottate praticamente da tutti i Paesi di destinazione hanno determinato, come effetto collaterale, che la criminalità organizzata decidesse di investire risorse sempre più ingenti nella gestione illegale di tali flussi“. Una sorta di visione imprenditoriale, che vede i trafficanti a livello internazionali porsi come una vera e propria “società di servizi, in grado, verso adeguata retribuzione, di garantire il viaggio per l’Italia o per un altro Paese europeo“. Una situazione che ha portato le organizzazioni criminali a trasformarsi agli occhi dei migranti in “dispensatrici di speranze“, concludono i pm.

Il procuratore Lo Voi sarà ascoltato giovedì pomeriggio dal Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.