Abiti e accessori d’epoca della collezione “Arezzo di Trifiletti” al castello di Donnafugata

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Persino il titolo ammalia la curiosità del visitatore: l’espressione “quel tocco in più” intende evidenziare il ruolo distintivo degli accessori nella moda e, nello stesso tempo, sembra giocare sulle diverse accezioni del termine “tocco” che, tra gli altri, definisce anche un caratteristico copricapo distintivo di rango, nonché uno tra i più importanti cappelli femminili, del resto descritti come “il trionfo dell’accessorio, tanto da essere indispensabile nell’abbigliamento”.

Da sabato 8 aprile, presso il Castello di Donnafugata, ha aperto i battenti una nuova mostra dedicata alla collezione di abiti e accessori d’epoca ceduta da Gabriele Arezzo di Trifiletti al Comune di Ragusa che l’ha destinata alla realizzazione di un Museo del Costume che sorgerà presso lo stesso Castello, antica dimora patrizia nella campagna ragusana proiettata verso la greca Kamarina, dai tramonti suggestivi che emanano la luce calda dell’Africa, nota anche per essere la villa di Balduccio Sinagra de Il Commissario Montalbano (non a caso nel 2012 Luca Zingaretti e Luisa Ranieri hanno deciso di celebrarvi qui le proprie nozze!) e che proprio grazie all’istituzione di questo Museo ambisce a pieno titolo ad assumere un respiro internazionale nel panorama dell’offerta culturale e turistica.

Una scelta opportuna, perché in un certo senso si tratta di un ritorno nell’ambiente in cui gli elementi di questa preziosa collezione hanno vissuto la loro esistenza e ancora una volta, dopo le positive esperienze precedenti, l’organizzatore e coordinatore arch. Giuseppe Nuccio Iacono (che nell’occasione ha ricevuto un riconoscimento dal Lions Club Valli Barocche) insieme al suo giovane staff è riuscito nell’intento di armonizzare sapientemente i contenuti delle mostra con il fascino peculiare, a tratti sfarzoso delle sale del Castello di Donnafugata.

L’esposizione non è mai ridondante, nonostante la fastosità che caratterizza alcuni degli accessori in mostra, particolarmente evidente nelle teche dedicate ai copricapo femminili, in cui ricami, piume e persino interi uccelli imbalsamati fanno bella mostra di sé, restituendo appieno quell’atmosfera da Bella Époque che proprio nei cappelli di tale foggia trova probabilmente uno dei tratti distintivi più riconoscibili nell’immaginario collettivo.

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Nulla è lasciato al caso: percorrere le sale del Castello per ammirare la mostra sembra quasi fare il paio con il sedersi al tavolo per il menù degustazione di uno chef stellato, in cui attraverso tante piccole portate sapientemente allestite e accompagnate da brevi quanto efficaci descrizioni, ci si immedesima nei gusti che hanno segnato la moda delle epoche passate, si comprende l’importanza degli accessori quale segno distintivo e talora civettuolo del proprio prestigio.

Ad esempio, è il caso dei bastoni da passeggio, un tempo orgogliosamente esposti all’ingresso delle abitazioni per palesare agli ospiti il proprio rango attraverso la complessità dei decori e la ricchezza dei materiali utilizzati, come l’avorio e l’argento, ma anche accessori dalla doppia funzione, perché non di rado essi celavano un’arma o uno strumento utile.

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E poi ancora ombrelli, splendidi ventagli (con tanto di tabella esplicativa concernente il silenzioso linguaggio femminile di pose e movimenti), scialli, borse e scarpe; in quest’ultimo ambito, nella sala antistante la biblioteca del Castello recentemente resa fruibile, una teca custodisce due paia di scarpe appartenute alle più grandi celebrità della lirica del XIX secolo: Maria Malibran e Giuditta Pasta, quest’ultima vera e propria musa del Bellini e protagonista delle Cinque Giornate di Milano, una delle pagine più fiere del Risorgimento Italiano.

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Non da ultimo, una teca è dedicata al Giapponismo, ossia quel gusto per l’Oriente che si è diffuso in Occidente a partire dalla metà dell’Ottocento e che tra gli altri, ha influenzato anche la lirica con opere come la Turandot o Madama Butterfly.

Dunque, il Castello di Donnafugata si arricchisce di una nuova esperienza, confermando ancora una volta il suo ruolo di punto di riferimento per l’offerta culturale e turistica iblea, forse meriterebbe solo qualche attenzione in più riguardo alla segnaletica, alla promozione e alla manutenzione, anche se alcuni interventi in tal senso sono già in fase di attuazione. Per informazioni sugli orari di apertura e sulle tariffe di ingresso si può consultare il sito ufficiale del Comune di Ragusa: http://www.comune.ragusa.gov.it/turismo/castello/index.html