2 miliardi per le imprese della Sicilia. Accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo

Pierluigi Monceri, Antonello Biriaco, Rosario Amarù, Angelo Di Martino
Pierluigi Monceri, Antonello Biriaco, Rosario Amarù, Angelo Di Martino

È stato presentato oggi a Catania, con la collaborazione di Confindustria Catania, l’accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo “Progettare il futuro”, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla ‘quarta rivoluzione industriale’.

La partnership, che mette a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali 2 mld destinati alle imprese siciliane, viene presentata dentro i luoghi deputati ad accogliere e far proprie le finalità dell’accordo: l’impresa. Alla presentazione nella sede della Sibeg s.r.l., realtà leader nel settore dell’imbottigliamento che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0, hanno partecipato Antonello Biriaco, vice presidente vicario Confindustria Catania, Angelo Di Martino, presidente Piccola Industria Confindustria Catania, Pierluigi Monceri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Rosario Amarù, vice presidente Confindustria Piccola Industria, Marcello Mammana, direttore generale Sibeg, Marcello Di Martino, direttore commerciale Imprese di Intesa Sanpaolo, Antonio Fronterrè, responsabile Operations Parmon, Marco Romano, professore di imprenditorialità e business planning dell’Università degli Studi di Catania. Ha moderato i lavori Andrea Lodato, giornalista de La Sicilia.

Per l’industria italiana, costituita soprattutto da PMI, lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo Piano del Governo possono essere la strada per recuperare competitività e per creare nuovi posti di lavoro grazie a elevate competenze, nuovi modelli di business e tecnologie innovative. Le opportunità di sviluppo per le realtà aziendali che riusciranno a cogliere questa sfida sono enormi, ma richiedono un intervento a tutto tondo, con investimenti in capitale fisso e immateriale, soprattutto in ricerca, innovazione e formazione, nonché trasformazioni organizzative e una continua attenzione alle evoluzioni in corso. Occorre partire subito perché le tecnologie sottostanti Industry 4.0 necessitano di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti.

Rosario Amarù, vice presidente Confindustria Piccola Industria: “L’implementazione del 4.0 è velocissima e per essere competitive le nostre imprese devono essere pronte, investendo in innovazione e attraverso una nuova cultura imprenditoriale e manageriale, a cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dalla digitalizzazione dei processi produttivi. Per stare al passo occorre riuscire ad intercettare questa platea di nuovi consumatori 4.0 sempre più interconnessi e vicini ai nostri prodotti. L’obiettivo dell’accordo con Intesa Sanpaolo è proprio quello di fornire alle pmi gli strumenti per essere protagoniste di questa rivoluzione digitale”.

Antonello Biriaco vicepresidente di Confindustria Catania: “Oggi Catania è pronta ad aprirsi alla sfida della trasformazione digitale.  Proprio nel momento in cui ci prepariamo a battezzare la nascita del primo Digital Innovation Hub della Sicilia, che avrà la missione di accompagnare le imprese verso la rivoluzione targata industria 4.0, l’alleanza con Intesa Sanpaolo assume un significato strategico. Dobbiamo fare in modo che l’innovazione e la ricerca continua dell’eccellenza diventino alla portata anche delle piccole e medie imprese. Solo così potremo aggiungere prezioso carburante alla ripresa degli investimenti che già sta interessando il nostro territorio in particolare nei settori chimico-farmaceutico, agroalimentare e della microelettronica”.  

Pierluigi Monceri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo: “Seppure in un quadro economico migliorato rispetto al passato dobbiamo registrare come non vi sia ancora un’adeguata ripresa degli investimenti produttivi. è un problema globale, ma che in Italia è particolarmente avvertibile vista la piccola dimensione e conseguente scarsa patrimonializzazione delle nostre PMI. L’accordo che presentiamo oggi vuole aiutare le aziende italiane a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Azioni che richiedono investimenti sia finanziari che nel capitale umano. Intesa Sanpaolo ha di recente lanciato il Progetto Filiere che va nella direzione di agevolare la richiesta ed il costo del credito per tutte quelle aziende fornitrici di un progetto produttivo.

L’accordo è imperniato su quattro pilastri: Ecosistemi di imprese e integrazione di business; Finanza per la crescita; Capitale umano; Nuova imprenditorialità.

  • Ecosistemi di imprese e integrazione di business
    Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria intendono mettere a disposizione un insieme di soluzioni che permettano alle imprese di trasformarsi, migliorando i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e a nuove metodologie, tra cui i percorsi “Lean 4.0” che abilitano le imprese alle tecnologie digitali. Per la realizzazione dei progetti di sviluppo delle imprese Intesa Sanpaolo si avvarrà anche del proprio Innovation Center, struttura che raccoglie tutte le iniziative avviate dal Gruppo nel campo dell’innovazione. L’iniziativa intende rappresentare anche un momento evolutivo di “AdottUp, il Programma per l’adozione delle startup” e offrire nuove opportunità alle startup in esso sviluppate.
  • Finanza per la crescita
    L’accordo punta a finanziare la crescita del business valorizzando il patrimonio intangibile delle imprese attraverso un nuovo modello di relazione basato sui fattori qualitativi legati al credito: tra questi la capacità innovativa, la formazione e la strategicità della catena fornitore-champion. Sono inoltre previste adeguate soluzioni finanziarie a medio-lungo termine oltre al migliore utilizzo degli strumenti di supporto, a cominciare dal rinnovato Fondo di Garanzia. Per programmare la crescita, bilanciando i livelli di debito a favore del capitale di rischio, è fondamentale il ricorso all’Equity per il rafforzamento del sistema produttivo. A tal proposito l’accordo intende sviluppare iniziative che favoriscano la patrimonializzazione delle imprese. Infine si prevede l’estensione a comparti strategici per l’economia italiana del Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito di Intesa Sanpaolo che ha sinora prodotto 330 contratti con aziende capofila con oltre 15 mila fornitori ed un giro d’affari di 55 miliardi.
  • Capitale umano
    L’accordo punta anche a favorire l’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo di far diventare l’azienda il luogo in cui lo studente consolidi e arricchisca le conoscenze apprese, sviluppando competenze spendibili nel mondo produttivo o acquisendo esperienze funzionali alla creazione di nuove imprese, in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0.
  • Nuova imprenditorialità
    Intesa Sanpaolo mette a disposizione il modello di valutazione delle startup. È un nuovo algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard), già inserito nelle Regole di concessione del credito, a supporto della valutazione creditizia delle Startup e in futura estensione alle PMI innovative. Si tratta del primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture Capital, mutuando le competenze costruite negli ultimi anni all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Questo nuovo strumento consente alle imprese e alla banca di cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure governative e le agevolazioni per la crescita, recentemente estese dal Piano Industria 4.0.

 L’economia della Sicilia

L’economia siciliana mostra una buona competitività sui mercati esteri. Nel periodo che va dal 2008 al 2016, però l’export è diminuito del 29,4%. Tuttavia, al netto della filiera petrolchimica, l’industria della regione ha registrato una crescita delle vendite sui mercati esteri, mostrando un aumento pari al 12,8% nel periodo considerato, in linea con la media italiana. Sono state trainanti la filiera agro-alimentare e l’industria meccanica.

Catania con valori esportati pari a 1,1 miliardi di euro, rappresenta un terzo circa delle esportazioni della regione. Dal 2008 al 2016 l’export provinciale è aumentato del 60,6%. Principalmente grazie al forte incremento di export della filiera agro-alimentare che equivale a circa un quarto delle esportazioni di tutta la provincia di Catania. Ottime performance sono state ottenute, anche nella farmaceutica, nella chimica e nell’elettrotecnica.

Nel corso del 2017, in un contesto di domanda internazionale favorevole, il tessuto produttivo della regione Sicilia e della provincia di Catania potrà trovare buone opportunità di crescita sui mercati esteri. Il contributo del canale estero non sarà tuttavia sufficiente per ridare slancio all’economia della regione e della provincia. Sono, infatti, ancora molte le imprese siciliane e della provincia di Catania che non esportano o che realizzano gran parte del proprio fatturato sul mercato interno.

E’ pertanto cruciale la spinta del canale interno e, soprattutto, degli investimenti. Più in particolare, sarà importante vincere la sfida del digitale attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati dall’incertezza che domina i mercati. L’ambiente è certamente favorevole, grazie alla presenza di significative misure governative a sostegno degli investimenti innovativi, alla disponibilità di buone condizioni di finanziamento e di un bacino di risorse interne.

Si tratta di una grande opportunità per le imprese di questa regione che mostrano un grado di utilizzo delle tecnologie ICT in netto miglioramento anche se su livelli ancora inferiori alla media italiana:

  • nel 2016 la diffusione della banda larga nelle imprese era pari al 90% in Sicilia (dal 77% del 2008);
  • la percentuale di imprese con sito web era pari al 56% nel 2016 dal 42% del 2008;
  • la quota di addetti che utilizzano computer connessi a Internet è salito al 27,8% nel 2016 (dal 19,7% del 2008), molto al di sotto della media italiana.

Le opportunità offerte da industria 4.0 richiedono un salto di qualità in termini di investimenti in capitale umano e in ricerca e sviluppo. La regione mostra una quota di popolazione con istruzione terziaria tra le più esigue in Italia (nel 2015 nella fascia d’età 30-34 anni era pari al 18,2% vs il 25,3% della media italiana) e una percentuale di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche lontana dal dato italiano. La Sicilia evidenzia poi un’intensità di ricerca e sviluppo inferiore alla media italiana (0,89% vs 1,3% del PIL). È però buona la sua propensione a introdurre brevetti ICT (prima regione italiana per intensità) e relativamente alto il numero di start-up innovative presenti nella regione: 346 a inizio maggio 2017, di cui circa un terzo nella provincia di Catania.