Il grido di agricoltori e allevatori: “Situazione da terzo mondo”

Mancanza di sicurezza, infrastrutture carenti, abusivismo. Sono numerose le questioni da affrontare per i piccoli imprenditori del settore agroalimentare. Venerdì 13 convocato un vertice in prefettura

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Foto di Leandro Neumann Ciuffo

Non siamo liberi di poter operare nella massima tranquillità“.

È il grido che si leva dagli agricoltori e dagli allevatori della provincia di Catania. I referenti delle associazioni di categoria, assieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine, parteciperanno a un tavolo di confronto convocato dalla prefettura etnea il prossimo venerdì 13 che avrà come tema vigilanza e controllo del comparto agroalimentare e della pesca.

C’è un problema generale di mancanza di sicurezza“, commenta Salvatore Marino. La sua cooperativa agricola lavora tra le campagne di Ramacca, Belpasso e Tremestieri. “Nell’attività quotidiana non possiamo lasciare i mezzi incustoditi – spiega –, noi agricoltori siamo stati costretti a organizzarci e pagare un guardiano che si occupi della zona“. Un’area molto vasta da dover vigilare, immersa nella Piana di Catania, “ed è un costo in più che dobbiamo sostenere“.

La soluzione si è resa necessaria dopo i furti subiti. “Il più grave è successo nel 1996 – ricorda – ci hanno rubato materiale, gasolio e mezzi per 80mila euro“. Spese che rischiano di mandare in ginocchio queste piccole realtà imprenditoriali che devono affrontare già le conseguenze della crisi economica. “Non siamo delle grosse aziende“, specifica Marino.

Alla preoccupazione per gli “attrezzi del mestiere” si somma quella per le coltivazioni. “Soprattutto quest’anno per gli agrumi, i prezzi di produzione sono molto elevati“, sottolinea Salvatore Marino, che deve vigilare pure su alcuni vigneti alle pendici dell’Etna. Il furto dei prodotti, dunque, diventa un ulteriore danno da dover fronteggiare per i piccoli agricoltori.

È impensabile che ci sia un carabiniere per ogni azienda – riconosce l’imprenditore – ma deve esserci un coordinamento che si occupi della situazione nelle campagne“. E aggiunge: “Se si crea un monitoraggio del territorio, assieme alle denunce che devono essere fatte subito, si può intervenire meglio“.

“È una situazione da terzo mondo”

afferma categorico Francesco La Mancusa. La sua azienda zootecnica opera a Randazzo, “fortunatamente non subiamo molti furti, il tipo di attività che facciamo è più concentrata e alla fine della giornata riportiamo tutto in azienda – racconta – ma ci sono casi continui“. La Mancusa descrive quanto accade continuamente alle falde del vulcano: “Attorno a noi, in tutta la zona, chiunque ha subito un furto: chi il trattore, chi un camion, chi qualche animale“.

Assieme alla sicurezza, la carenza di infrastrutture contribuisce a complicare la vita lavorativa dei piccoli agricoltori e allevatori. “Le strade pubbliche e quelle di campagna sono impercorribili – sostiene La Mancusa – Dopo ogni pioggia non si può andare nemmeno con i mezzi agricoli“. E per riuscire a raggiungere le aree più lontane “siamo noi aziende che diamo una sistemata. Negli ultimi dieci anni non abbiamo visto nessun intervento dai Comuni o dalla Provincia“. I problemi riguardano pure la rete elettrica e quella telefonica, complici i continui furti dei cavi di rame. “Abbiamo anche un agriturismo, abbiamo dovuto attivare un sistema satellitare, perché Telecom non ci ha mai voluto dare nemmeno un servizio base“.

Ai numerosi danni si aggiunge una quotidianità fatta di numerosi controlli – sanitari e fiscali – ai quali le piccole aziende sono sottoposti. “Paghiamo tasse come se fossimo in pianura Padana, ma la situazione è questa“, sbotta con amarezza Francesco La Mancusa.

Al vertice in prefettura interverranno Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Confederazione italiana agricoltori, Legacoop e Distretto produttivo agrumi di Sicilia. “Chiederemo maggiore attenzione alla sicurezza, sia nelle zone limitrofe alla città che in quelle interne“, dice La Mancusa. “E poi – prosegue – di concentrarsi sull’abusivismo“. Perché a penalizzare il settore contribuisce in forte misura anche chi opera in nero. “Noi subiamo controlli, penalità, siamo sempre osservati. Ma non ce la facciamo più. Siamo devastati“, conclude.