Misterbianco, centro per l’impiego chiuso da un anno. Fp Cgil: “Il sindaco trovi una sede adeguata”

Da un anno la sede dello sportello per l'impiego si trova a Catania, in via Coviello, con gravi disservizi per i cittadini dei Comuni del comprensorio

Fp Cgil corteo Catania

Un anno di chiusura per il centro per l’impiego di Misterbianco, con i suoi sette impiegati costretti a lavorare negli spazi già sovraffollati di via Coviello 6 a Catania, in attesa di una nuova sede che soddisfi i requisiti sia tecnici che logistici per l’utenza: quella proposta dal sindaco Nino Di Guardo, nella sede dell’ex Movicar in contrada Sieli non sarebbe infatti adeguata perché troppo vicina alla discarica di Motta Sant’Anastasia. Sul caso torna oggi la Fp Cgil: secondo il sindacato, questa scelta non è aderente a quanto stabilito dalla Legge 56 del 28 Febbraio 1987, e continua a creare notevole disagio ai cittadini del comprensorio di riferimento (Misterbianco, Camporotondo Etneo, Motta San Anastasia e San Pietro Clarenza) che per poter usufruire dei servizi pubblici per l’ impiego vengono privati del diritto ad avere un’offerta di servizi quanto più prossima alla propria residenza.

Forse il sindaco si è intestardito, forse deve giustificare l’acquisto di quei locali fatto anni fa. Perché li ha comprati?” afferma ad Hashtag Sicilia Gaetano Del Popolo, coordinatore provinciale di Fp Cgil.

“Sappiamo solo – prosegue Del Popolo -, che la struttura è stata adibita a vari scopi, da deposito mezzi a sede dei vigili urbani, ed è sempre stata poi abbandonata. Non è certo un luogo adatto per i cittadini che devono arrivare in auto”,  “Speriamo di trovare un’altra sede: anche un ragionamento basato sui costi il Comune di Misterbianco ha tutti i motivi per trovare una sede anche in affitto. Spesa che peraltro dividerebbe con gli altri Comuni del comprensorio, pagando solo due terzi”, conclude Del Popolo.

Per il segretario generale della Fp Cgil, Gaetano Agliozzo, va sottolineato come, in molti casi l’utenza, sia composta “da cittadini socialmente disagiati, in cerca di una occupazione che permetta di sostenere economicamente se stessi e la propria famiglia e di mirare ad una qualità di vita migliore. Purtroppo l’incapacità del mandatario per legge, di prevedere l’impatto socio-economico causato ai destinatari, unito alla lentezza e inerzia burocratico-amministrativa, ha aggravato maggiormente il peso economico che questi ultimi, già precari, sono chiamati a sostenere”.

“Il sindaco di Misterbianco – prosegue Agliozzo -, con una nota della quale abbiamo apprezzato più i toni ed un po’ meno i contenuti, ci ha spiegato che i locali messi a disposizione dal comune presso l’ex Movicar sono efficienti ed a norma e pronti ad ospitare le attività del Cpi“.

Secondo Fp Cgil “non disponiamo di elementi valutativi per poter stabilire la validità dei parametri tecnici dell’edificio individuato con una determinazione priva di efficacia, visto che a tutt’oggi nulla si è mosso per riportare la sede del Cpi di Misterbianco dove la legge impone. Ma, dalla prospettiva di un’organizzazione, la Cgil, interessata a difendere i colleghi regionali e, per il proprio punto di vista confederale, anche e soprattutto l’interesse collettivo e quindi l’utenza, ribadiamo che il problema sta prevalentemente nella collocazione della struttura in un’area, prossima alla discarica, adiacente a tre elettrodotti ad alta tensione, logisticamente inserita in un contesto degradato e privo di adeguata viabilità pedonale e per la quale sono forti i timori di rischi per la salute dei cittadini e, soprattutto, del personale che dovrebbe quotidianamente prestare servizio negli stessi”.

“Occorre sottolineare, quindi che il problema non sta, come riportato in alcuni recenti articoli di stampa, nella resistenza opposta dai dipendenti del Cpi a spostarsi nei nuovi locali, ma nella oggettiva e fin troppo evidente infelice scelta logistica effettuata dal Comune di Misterbianco”.

Rinnoviamo l’invito, ciascuno per le proprie competenze, ai destinatari della presente, ad adoperarsi al fine di individuare le necessarie e non più procrastinabili soluzioni, nell’interesse di un’utenza che è stata fin troppo penalizzata a causa della negazione del giusto diritto ad avere servizi erogati nel luogo quanto più prossimo alla propria residenza”.