Inchiesta ‘Mare Mostrum’, Codacons si costituirà parte civile nell’interesse dei siciliani

Francesco Tanasi
Francesco Tanasi

Dopo aver appreso dell’operazione dei carabinieri di Palermo e Trapani su ordine della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano, che hanno arrestato un deputato regionale, un armatore e un funzionario della Regione Siciliana, il Codacons, attraverso l’avv. Carmelo Sardella, dirigente dell’ufficio legale regionale,annuncia che si costituirà parte civile nel processo nell’interesse di tutti i cittadini siciliani.

“L’operazione, denominata ‘Mare Monstrum’, ha portato alla luce una nuova storia di mazzette e corruzione che lede gravemente i consumatori siciliani. – afferma l’avv. Sardella – L’attitudine lesiva del delitto di corruzione, infatti, non si esprime soltanto nei confronti della Pubblica Amministrazione, ma anche nei riguardi dei privati cittadini”.

“Questi ultimi – spiega il prof. Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons – subiscono un pregiudizio sia sotto il profilo economico che sociale in quanto tenuti, con il pagamento di tasse ed imposte, a versare somme poi illecitamente sottratte dalle finalità di pubblico interesse cui erano destinate. Ne deriva un peggioramento dei servizi sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, tale da far sì che i cittadini siano costretti a sostenere privatamente costi per fruire di servizi di cui il settore pubblico avrebbe dovuto garantire la qualità e l’efficienza. Il carattere plurioffensivo dei delitti di corruzione è stato riconosciuto dal legislatore e si riflette palesemente nelle sue scelte, tese a sanzionare penalmente non soltanto i soggetti pubblici coinvolti nella dinamica corruttiva, ma anche quelli privati.

“Dalle scelte sanzionatorie operate a livello normativo, – continua Tanasi – emerge chiaramente l’intenzione di tener conto della portata offensiva del reato, che dispiega i suoi effetti lungo due direzioni colpendo, da una parte, gli interessi generali all’imparzialità, al buon andamento ed alla corretta gestione della pubblica amministrazione e, dall’altra, i singoli cittadini, gli utenti ed i contribuenti. I riflessi del delitto di corruzione sulla vita dei cittadini sono stati pacificamente riconosciuti dalla Corte dei Conti, organo cui è demandato il compito di vigilare sull’appropriato ed efficace utilizzo di fondi pubblici, oltre che riguardo la regolarità dell’azione amministrativa sotto il profilo della corretta gestione finanziaria”.

“Proprio con riguardo a tali aspetti – spiega – basti considerare quanto pubblicamente dichiarato nell’anno 2016 dal Procuratore Regionale della Corte dei Conti Giancarlo Astegiano: ‘[…] è ormai acquisito che la corruzione contribuisce alla riduzione della qualità dei servizi, incide negativamente sulle entrate fiscali, scoraggia gli investimenti, aumenta l’ingiustizia sociale e la povertà e, infine, mina la credibilità del Paese anche in ambito internazionale.’ (Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale Regionale per il Piemonte, Inaugurazione dell’anno giudiziario 2016, Relazione del Procuratore Regionale Giancarlo Astegiano del 2016)”.

“In buona sostanza, – conclude Tanasi – per effetto delle condotte corruttive, i cittadini vengono privati della possibilità di fruire di quei servizi e di quei vantaggi di cui dovrebbero poter beneficiare in quanto ne sostengono i costi, dovendo addirittura sopportare il contestuale peggioramento del sistema economico di cui fanno parte”.