Rinegoziazione dei mutui, slitta discussione in consiglio. Critiche da maggioranza e opposizione

La misura concessa dalla Cassa depositi e prestiti permette di rinegoziare 219 mutui, per un importo capitale di 201 milioni di euro. Per Notarbartolo (Pd) "è usura di Stato". Arcidiacono (Gruppo Misto): "Operazione cinica e lontana dal senso morale". L'assessore al Bilancio Andò difende una scelta "squisitamente finanziaria" con "delle ricadute moderatamente positive"

Palazzo degli Elefanti Catania comune

È rinviata a martedì la discussione al consiglio comunale di Catania sulla rinegoziazione dei mutui concessi da Cassa depositi e prestiti. La misura della quale vuole avvalersi anche l’amministrazione guidata da Enzo Bianco permette di rinegoziare 219 mutui, per un importo capitale di 201 milioni di euro.

A portare in aula i dati nel corso della seduta di ieri è Salvo Andò, assessore al Bilancio; assieme alla proroga di due anni della scadenza complessiva e un risparmio di due milioni di euro, si otterrebbe la possibilità di rinviare il pagamento della seconda semestralità, facendo così slittare il saldo della quota interessi al primo gennaio 2018. “Andremo a liberare risorse per sette milioni di euro per l’anno in corso“, calcola Andò. “In termini finanziari non abbiamo un aggravio“, garantisce l’assessore.

Ma sia dalla maggioranza che dall’opposizione sono diverse le criticità sollevate, a cominciare dai tempi ristretti di consultazione concessi al consiglio comunale e alle commissioni. La consegna della documentazione, infatti, è fissata per il 5 giugno.

Sembra quasi che stiamo cogliendo una importante opportunità che viene dalla Cassa depositi e prestiti – esordisce Niccolò NotarbartoloPer me questa è usura di Stato“. Secondo il consigliere del Partito democratico “questa norma è criminale“. Poi aggiunge: “Ci vincolano a un’operazione finanziaria che è a tutto vantaggio loro“. Notarbartolo punta l’indice sulle condizioni non vantaggiose di una “operazione inaccettabile dal punto di vista politico“. E, facendo riferimento al ruolo del sindaco all’interno dell’Anci, afferma che “Bianco non dovrebbe pietire proroghe a un’agonia, ma politiche reali di sostegno“.

Nel pacchetto della rinegoziazione dei mutui ci sono anche finanziamenti risalenti agli anni ’80 che hanno nomi e cognomi“, sottolinea l’esponente della maggioranza facendo riferimento alle precedenti amministrazioni. Notarbartolo chiede dunque una riflessione sulla programmazione finanziaria a lungo termine, che prenda spunto da quanto fatto in passato. “Questi sacrifici li facciamo perché? Con quale prospettiva? – si chiede – Ci siamo indebitati tanto e male e abbiamo una città senza infrastrutture, povera, e nessuno mai si chiede perché“.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Sebastiano Arcidiacono, vicepresidente vicario del consiglio comunale, autore di una dura nota pubblicata pochi giorni fa su Facebook. “Se a casa mia avessi assunto un mutuo decennale e poi decidessi di rinegoziarlo in 30 anni, per prima cosa ne parlerei con i miei figli“, spiega con un esempio per lamentare l’assenza di dialogo con l’amministrazione. “Stiamo assumendo impegni per altri“. E prosegue: “La vera opportunità di questa operazione non è l’abbassamento della rata, ma la sospensione del pagamento delle prossime due rate“. E fa notare come nel prossimo anno il fermento politico aumenterà esponenzialmente: “Ci sono tre campagne elettorali“, sottolinea. “Questa è la ragione per cui l’amministrazione ha scelto di aderire“. E bolla la rinegoziazione dei mutui come una “operazione cinica e lontana dal senso morale“.

Prima di giungere al rinvio della discussione a martedì, nella sua replica l’assessore Andò condivide la sensazione che quella della Cassa depositi e prestiti non sia effettivamente una soluzione forte a sostegno degli enti locali, ma un “pannicello caldo“. “Se davvero si vogliono liberare risorse, si attendeva qualcosa di diverso“, ammette. Ma specifica che in altre città, “anche con delle rimostranze“, la scelta di rinegoziazione dei mutui “è stata comunque accolta con facilità“.

È una rimodulazione di due anni del piano di rientro, non c’è una traslazione sulle generazioni future“, precisa. E invita a “non individuare come irresponsabile” chi opta per lo “spalmamento” di un debito. Salvo Andò parla di una delibera “squisitamente finanziaria” con “delle ricadute moderatamente positive.