Sicilia, depurazione all’anno zero e la politica perde i finanziamenti

La Commissione Europea ha chiesto sanzioni per circa 60 milioni di euro

mare inquinato

Immaginate il mare cristallino della Sicilia, le spiagge di sabbia dorata, la bellezza di tanti borghi marinari. E immaginate che questi paradisi naturali siano attraversati dai reflui fognari che vengono scaricati direttamente a mare.

Purtroppo non si tratta di immaginazione ma di un’amara realtà. Nella nostra isola sono ben 51 gli agglomerati urbani che non si sono dotati di un’adeguato sistema di depurazione e tra questi vi sono mete gettonate come Cefalù.

Un ritardo evidente che è stato evidenziato dalla Commissione Europea che nei giorni scorsi ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue per il mancato rispetto della sentenza della Corte sulle acque reflue. Gli scarichi a mare minacciano la salute dei cittadini e danneggiano notevolmente l’ambiente e per questo la Commissione ha chiesto sanzioni milionarie per oltre 60 milioni di euro.

Dal 2012 – cioè quando la Corte di Giustizia europea avevano accertato la violazione del nostro Paese – ancora la questione è aperta e la Sicilia è la maglia nera di una classifica non di certo edificante. Mancano i sistemi di raccolta e a volte anche i progetti.

Il commissario, nonché assessore regionale Vania Contrafatto, sta monitorando bandi e lavori ma c’è ancora tanto da fare. Le ultime rilevazioni estive del laboratorio mobile di Goletta Verde di Legambiente hanno fatto emergere dati poco rassicuranti.

Su 26 punti analizzati in tutta la Sicilia ben 17 presentavano cariche batteriche elevate, anche più del doppio dei limiti imposti dalla normativa, con un giudizio di “fortemente inquinato”.

Spiega in una nota stampa Mariateresa Imparato, portavoce di Goletta Verde:

Nel corso del nostro viaggio monitoriamo i punti critici individuati lungo le coste e per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. Quello di Goletta Verde è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Si tratta in ogni caso di punti dove spesso è comunque alta la presenza di bagnanti. Infatti, rispetto ai 17 punti che abbiamo giudicato fortemente inquinati in ben dieci casi ci troviamo in prossimità di luoghi che registrano un’affluenza media di bagnanti e in alcuni casi addirittura alta, nonostante in alcuni casi ci siano anche i cartelli di divieto di balneazione”.

In Sicilia stanno andando avanti alcuni interventi già finanziati dal Cipe e il recente Patto per il Sud prevede investimenti nel settore idrico piuttosto consistenti. Adesso occorrono i fatti e in molti temono che i Patti siglati da Renzi rimangano le solite promesse non mantenute.
A ciò si aggiunge il fatto che tutti i politici isolani in campagna elettorale parlino utilizzando la consueta frase fatta sul “turismo che offre opportunità di sviluppo”. Però, in concreto, come nel caso della deputazione e della tutela ambientale si sono persi soltanto fondi disponibili ottenendo soltanto condanne dall’Unione Europea e fiumi di liquami scaricati a mare.