Le scoperte scientifiche? Come una barzelletta. A Catania tappa dell’IgNobel tour

Oggi alle 15.30 si parlerà di ricerche improbabili, ma con effetti e applicazioni reali. "L'IgNobel viene assegnato a quei lavori che prima fanno sorridere e poi fanno riflettere", spiega uno dei vincitori, il catanese Alessandro Pluchino

ignobel 2010
Cesare Garofalo, Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda

Come può un ambito notoriamente serio come la ricerca essere associato all’umorismo? “Le barzellette fanno ridere perché c’è un ribaltamento, un cambiamento di prospettiva. Un processo simile a quello che avviene quando si fa una nuova scoperta scientifica“. Alessandro Pluchino spiega con semplicità il fondamento degli IgNobel, i premi dedicati alle ricerche più improbabili che vengono assegnati ormai da 26 anni. Pluchino, che insegna Fisica teorica all’università di Catania, ha vinto il riconoscimento nel 2010 nella sezione “management” assieme ai colleghi etnei Cesare Garofalo e Andrea Rapisarda. I tre docenti faranno da padroni di casa per la tappa italiana del tour europeo dedicato al prestigioso premio che si terrà oggi alle 15.30.

Gli IgNobel si celebrano negli Stati Uniti, a Boston, e ogni anno vengono organizzati degli spettacoli anche in Europa coinvolgendo i diversi vincitori – racconta Alessandro Pluchino – Questa è la prima volta che il tour viene in Italia“. Eppure il Paese ha una nutrita schiera di vincitori. “Abbiamo una carrellata di IgNobel italiani – sottolinea – C’è una buona tradizione, probabilmente perché abbiamo una bella inventiva“, scherza.

Proprio l’ironia è uno dei tratti apprezzati dagli organizzatori del premio, che “non è punitivo“, tiene a precisare il professore catanese. “Viene assegnato a quelle ricerche che prima fanno sorridere e poi fanno riflettere“. Tutti i lavori scientifici, infatti, sono pubblicati regolarmente su riviste specializzate. “Nessuno di questi nasce per divertimento – prosegue Pluchino – Ogni anno i candidati sono migliaia, ma ne vengono selezionati solo dieci“. E c’è anche chi ha fatto un curioso e invidiatissimo en plein. “Andrej Gejm è un fisico: prima ha vinto l’IgNobel perché ha fatto levitare una rana viva in un campo magnetico. Poi, nel 2010, ha vinto il Nobel per la scoperta del grafene“. Anche il modo in cui è avvenuta la scoperta strappa un sorriso: “È successo quasi per caso – dice Pluchino – Gejm e il suo collega studiavano alla ricerca di altre cose. Dopo aver appiccicato dello scotch è arrivata l’intuizione. Dunque il principio è sempre quello del ribaltamento, della battuta, della barzelletta“.

Il docente, assieme a Rapisarda e Garofalo, hanno vinto il premio grazie a una ricerca che dimostra come nella gestione di un’azienda o un ente la promozione casuale sarebbe più efficace della valutazione dei curricula. I tre presenteranno oggi un nuovo saggio dal titolo “Abbiamo vinto l’Ig Nobel con il Principio di Peter – Scienza, caso e humor“. “La nostra ricerca dimostra come le strategie casuali funzionano – spiega Alessandro Pluchino – La meritocrazia ingenua mette le persone in ruoli che non sanno gestire“. Un esempio è quello del chirurgo migliore di un reparto che viene promosso a primario. “A operare i pazienti ci sarà una persona meno brava di lui; e poi non è detto che sappia fare il dirigente, perché non ha le competenze per farlo“. Da qui l’intuizione che “promuovere una persona non è la migliore soluzione, è più efficace mettere una persona a caso“.

L’applicazione della teoria è stata testata nel campo politico, ma anche in quello degli investimenti finanziari. “Da un punto di vista collettivo, si potrebbero limitare le probabilità di crack e bolle speculative“, sottolinea Pluchino.

Assieme ai docenti catanesi e al fondatore degli IgNobel Marc Abrahams, oggi saranno presenti altre due vincitrici che parleranno delle applicazioni di lavori che a primo impatto strappano una risata. “Elisabeth Oberzaucher, biologa, ha dimostrato se e come è stato possibile che un sultano del Marocco abbia avuto 888 figli“. E poi l’italiana Marina De Tommaso, che ha “misurato la sofferenza che si prova quanto si viene colpiti da un raggio laser mentre si vede un quadro bello o un quadro brutto“.