Progetto scientifico per monitorare faglie e vulcani sottomarini

Etna colate e ponte
Immagine di repertorio

Osservare da vicino le faglie e i vulcani nei fondali marini perché lì possono generarsi violenti terremoti, eruzioni, frane sottomarine e maremoti, mettendo a rischio la vita e il tessuto socio-economico nei vicini centri abitati.

Da maggio è partito un nuovo progetto scientifico (SEISMOFAULTS), firmato Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR di Roma e Bologna), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV di Roma, Palermo e Gibilmanna) e dell’università La Sapienza di Roma, che si propone di monitorare ed esplorare da vicino le faglie sismiche del Mar Ionio e dello Stretto di Messina.

Durante la campagna oceanografica SEISMOFAULTS 2017, il team scientifico con l’assistenza della nave Minerva Uno e del suo equipaggio marittimo gestito dalla Sopromar ha installato sui fondali del Mar Ionio, a profondità fino a circa 2600 metri, otto sismometri e due moduli con sensori geochimici. Gli strumenti sono molto vicini ai potenziali epicentri dei terremoti e registreranno i movimenti del suolo in caso di eventi sismici e le emissioni gassose del fondale ionico per circa 12 mesi.

Al termine di tale periodo, gli strumenti verranno sganciati dalla zavorra che li tiene ancorati in fondo al mare con un comando acustico inviato dalla superficie del mare e saliranno per galleggiamento in superficie dove saranno recuperati per procedere a un eventuale riutilizzo altrove.

Con i nuovi dati, non solo sarà possibile individuare e definire le faglie potenzialmente origine di terremoti e tsunami catastrofici, ma anche raccogliere informazioni per lo studio di fenomeni precursori dei terremoti, come ad esempio anomalie nelle modalità del degassamento dai fondali marini, al fine di esplorare la prevedibilità dei terremoti. I due moduli geochimici di fondo mare sono stati installati proprio per quest’ultima finalità.

Non è una novità che quelle marine sono state aree dove si sono originati importanti terremoti e maremoti nel corso degli ultimi secoli e che hanno provocato morte e distruzione. Basti pensare – per restare in Italia – alla regione dello Stretto di Messina e al vicino Mar Ionio.

Tra gli eventi sismici catastrofici si ricordano infatti quelli del 1908 (Messina e Reggio Calabria) e, più indietro nel tempo, 1905 (Calabria meridionale), 1783 (Calabria meridionale), 1693 (Val di Noto), 1169 (Sicilia orientale) e 362 d.C. (Sicilia orientale e Calabria meridionale).

Solo nel 1908 le vittime furono più di 80.000. Le strutture sismo-tettoniche e morfologiche da cui hanno avuto origine i terremoti e i maremoti sono ancora totalmente o parzialmente sconosciute.