Concorso universitario irregolare, tre prof a giudizio. L’accusa (e l’odissea) di un ricercatore ragusano

Giambattista Scirè ha vinto un bando per una cattedra in Storia solo dopo l'intervento del Tar. Una sentenza non rispettata in pieno dall'università di Catania. E adesso per questa vicenda è stato disposto il rinvio a giudizio per la commissione

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Vorrei solo fare il mio lavoro, sono stato costretto a fare tutto questo“. Giambattista Scirè ha vinto nel 2012 un concorso per un contratto a tempo determinato come docente di Storia contemporanea nell’ex facoltà di Lingue di Ragusa, sede distaccata dell’università di Catania. La sua nomina, però, viene ratificata solo a seguito di un ricorso al Tar. In un primo momento, infatti, il posto viene assegnato a Melania Nucifora, ricercatrice con una laurea in Architettura e lo storico originario di Vittoria – che allora svolgeva la sua attività all’università di Firenze – raggiunge solo il secondo posto in lista. Adesso per quella vicenda, che ha visto Scirè vincere a livello amministrativo anche al Cga, è stato disposto il rinvio a giudizio per i docenti componenti della commissione esaminatrice.

Il giudice per le indagini preliminari Oscar Biondi ha accolto la richiesta del pubblico ministero Fabio Regolo e rinviato a giudizio Simone Neri Serneri (università di Siena), Luigi Masella (università di Bari) e Alessandra Staderini (università di Firenze). Per i tre – selezionati all’epoca dall’allora rettore Antonino Recca – il reato ipotizzato è di abuso di ufficio in concorso tra loro. Secondo l’accusa avrebbero valutato “positivamente e intenzionalmente i titoli della candidata architetto nonostante l’evidente e totale incongruenza dei titoli“.

La prima udienza è fissata per il prossimo 27 giugno. “Ovviamente il fatto che ci sia stato il rinvio a giudizio significa che sia il pm che il giudice hanno riscontrato degli elementi validi, che sono confermati anche dalla sentenza amministrativa“, afferma Giambattista Scirè a HashtagSicilia.

Il caso del ricercatore ha raggiunto anche eco nazionale, attraverso due interrogazioni parlamentari ai ministri dell’Istruzione Francesco Profumo e successivamente Stefania Giannini e un commento di Gian Antonio Stella sulle pagine de Il Corriere della sera. La vicenda del docente ragusano, infatti, rappresenta la prima volta in Italia che una sentenza del Tar entra in una procedura universitaria di questo tipo.

Dopo il pronunciamento dei giudici Giambattista Scirè è stato reintegrato in corsa e i giudici hanno stabilito il pagamento di trenta stipendi decurtati del 30 per cento. Ma al momento del ritorno in cattedra, mancano solo quattro mesi alla scadenza dei tre anni di lavoro, un incarico fino a quel momento svolto da Melania Nucifora. E oltre al danno di non aver potuto svolgere dall’inizio il suo ciclo di lezioni ed esami, si aggiunge la beffa di non poter ricevere un allungamento solitamente concesso. “Non so sulla base di quali motivazioni giuridiche da parte dei legali dell’ateneo, non mi è stato data la possibilità di ottenere la proroga per altri due anni che di solito viene fornita“. Sui 53 contratti da rinnovare, dunque, la continuazione viene disposta per tutti con la sola eccezione di Scirè. “Eppure la sentenza del Tar era arrivata prima dei sei mesi necessari alla procedura di rinnovo“, sottolinea. “L’ateneo continua a essere in errore, quindi abbiamo chiesto una nuova sentenza per far rispettare in maniera totale la prima decisione“.

La vita accademica dello storico è ormai interrotta da tre anni. “Si è fermata dopo il dicembre 2014, quando ho terminato i quattro mesi – racconta – L’ultima mia pubblicazione è del 2012, ai tempi del concorso“. E in un settore nel quale ricerca e produzione scientifica sono vitali, un tempo così ampio è difficile da recuperare. “Speriamo che la mia carriera universitaria non sia chiusa“, auspica.

Sarebbe bastato rispettare la prima sentenza, l’università avrebbero potuto darmi quanto mi spettava“. Invece da anni i faldoni dei tribunali hanno sostituito i volumi di storia e i manuali di didattica. “Non voglio condanne o rivincite – tiene a precisare Scirè – voglio solo i miei diritti. Chiedo solo di poter insegnare“.