La catanese Claudia Patanè dirige Purcell, Respighi e Grieg, un mix di antico e moderno, al Palazzo Biscari di Catania, auspici il musicologo Antonio Marcellino, direttore artistico del Festival Internazionale del Val di Noto “Magie Barocche”, e l’Orchestra che prende il nome dell’ultradecennale rassegna.
Claudia Patané, definita dal maestro Donato Renzetti «il più interessante talento direttoriale della sua generazione», la stessa bacchetta che nel 2015, nell’ambito della 5a edizione del Festival, aveva diretto la stessa formazione nel Gloria di Vivaldi e nel Te Deum di Charpentier.
Dall’ottobre 2015 Claudia Patané è il direttore principale stabile dell’orchestra del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma nell’ambito della stagione concertistica «Prendiamo Nota!» del Teatro Eliseo di Roma. Il 27 febbraio 2016, alla presenza del Santo Padre, in occasione del Giubileo dell’Industria, ha diretto la medesima nella Sala Paolo VI della Città del Vaticano. Nel luglio 2016, infine, ha inaugurato la stagione estiva dei concerti in Piazza Ruggero VII a Palermo, debuttando alla guida dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.
“Magie Barocche”, già da diverse edizioni vanta, nel suo percorso artistico e musicale, la presenza di una propria compagine orchestrale. Le esperienze già avviate e intraprese negli anni precedenti con le esecuzioni integrali di importanti capolavori della musica barocca (L’Estro Armonico di Antonio Vivaldi e i Concerti di Johann Sebastian Bach per tastiera) concorrono alla formazione di questo ensemble, nell’intento di realizzare un programma di sinergia e integrazione tra arte, musica e offerta culturale del territorio del Val di Noto, riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Fortemente voluta dal direttore artistico Antonio Marcellino, l’Orchestra si avvale della collaborazione di direttori e solisti di fama internazionale ed è formata da musicisti di affermata professionalità le cui competenze spaziano dalla musica barocca a quella contemporanea.
In programma Purcell, Respighi e Grieg. In realtà, solo il primo di essi, tra l’altro uno dei più grandi compositori inglesi di tutti i tempi, fa parte a pieno titolo dell’era barocca; ma gli altri due rientrano benissimo in quello che è uno dei filoni percorsi dal Festival, cioè la ‘sopravvivenza’ dello stile e delle forme barocche nel Novecento storico.
Attualità e ‘inattualità’, quindi, secondo la definizione di Mahler (che affermò: «La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri») si incontrano amichevolmente anche nella prestigiosa sede settecentesca di Palazzo Biscari, oggi come ieri pulsante di vita e cultura.
E un altro filo rosso si intreccia fra le trame del programma: il secondo brano della seicentesca suite di Purcell, Abdelazer or The Moor’s Revenge (composta dai movimenti Ouverture, Rondeau, Air, Air, Minuet, Air, Jig, Hornpipe, Air) è stato utilizzato da un altro illustre inglese, Benjamin Britten, come tema per le sue variazioni The Young Person’s Guide to the Orchestra del 1946.
Il secondo autore in scaletta, il bolognese Ottorino Respighi vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, tende ancor più esplicitamente la mano al fulgido passato musicale con le sue Antiche danze ed arie per liuto, di cui fece in seguito tre serie di libere trascrizioni per orchestra d’archi. Nello spirito di questa renaissance si ripropone qui la terza suite, con i cinquecenteschi brani di ignoto (una pacata Italiana e una dolce Siciliana), seguiti dalle cantabili Arie di corte del liutista francese Jean-Baptiste Besard e infine dalla maestosa Passacaglia del 1692 di Lodovico Roncalli.
II gusto per le antiche musiche e gli antichi strumenti, che è una delle caratteristiche della personalità di Respighi, è alla base delle tre suites di Antiche danze e arie per liuto trascritte con finezza ed equilibrio per orchestra. Sono una partitura emblematica di una delle principali tendenze della musica italiana del Novecento, la riscoperta della secolare tradizione strumentale italiana. Tale tendenza ha motivazioni complesse; per tutto l’Ottocento il melodramma era stato il principale campo d’azione dei musicisti italiani, e questo fenomeno, pur nella sua importanza, aveva portato alla provincializzazione della musica italiana rispetto alle esperienze europee. Fu il desiderio di donare nuovo impulso alla musica italiana che spinse, fra gli altri, Respighi a troncare i rapporti col passato recente e a ricercare nuova linfa nelle partiture del Sei e Settecento.
Le tre Suites di Antiche arie e danze per liuto non si propongono alcun intento filologico; esse vogliono invece ricreare in uno spirito attualizzato una selezione di brevi brani rinascimentali, donando loro una veste strumentale ricercata e preziosa, ispirata dal raffinato gusto timbrico di Respighi e dalle sue straordinarie capacità di orchestratore.
Aus Holbergs Zeit (Dai tempi di Holberg), suite in stile antico qui nella versione per archi, è una composizione di fine Ottocento del norvegese Edvard Grieg composta da cinque danze: Praeludium, Sarabande, Gavotte, Air, Rigaudon.
La composizione si apre con un Preludio su ritmi di fanfara, una specie di entrée con andamento simile alla marcia. Seguono poi una solenne Sarabande e una graziosa e piacevole Gavotte, due tipi di danza molto diffusi nel Settecento. Il momento più intensamente espressivo della suite è l’Air, così contemplativo nella sua assorta e pensosa linea melodica, mentre il Rigaudon, danza di origine provenzale, conclude in maniera spigliata e brillante il lavoro di Grieg di gusto vagamente naïf nella sua misurata rivisitazione dell’antico rococò.
La composizione vuole essere un omaggio allo scrittore e uomo di teatro Ludvig Holberg, vissuto tra il 1684 e il 1754 e ritenuto personaggio centrale della letteratura danese del suo tempo, tanto da essere definito il Molière del Nord. Grieg ebbe stima per questo autore, nato nella sua stessa città, e per il suo teatro dalle venature ironiche, satiriche e popolaresche; nella suite ha voluto disegnare, come un prezioso medaglione, cinque momenti musicali nello stile settecentesco, quasi a rievocare in sintesi il clima storico dell’epoca di Holberg.