“L’Europa ritrovi l’anima. Abbia il coraggio di guardare avanti. Per fermare i populismi servono due cose: crescita e coesione sociale”. Parla piano Maurizio Bernava, segretario confederale Cisl.
Quasi scandisce le parole quando spezza una lancia in favore del Governo: “Fa bene Renzi a intestare all’Italia la battaglia sul Migration compact”. Ma c’è una ma, aggiunge: “La questione non può essere ridotta al piano dei costi. L’Europa deve ritrovare le ragioni della propria esistenza. Solo se saprà essere lungimirante potrà disinnescare la mina del populismo che dilaga”.
In questo senso, un fenomeno epocale come quello dei flussi migratori deve essere gestito su un duplice piano: quello dell’inclusione e della coesione e l’altro, della crescita dell’economia.
Bernava conclude così, con questa “esortazione a Renzi a lavorare per un disegno di convivenza, apertura e sviluppo”, il forum organizzato a Palermo da Cisl Sicilia e Anolf (l’associazione Cisl Oltre le frontiere) in partnership con la Fondazione con il Sud. Tema: ‘Rete a Sud‘ dal nome del “progetto d’integrazione, inclusione, lotta alla povertà e alla marginalità sociale”, partito nel febbraio 2015 dalla Sicilia per iniziativa dell’associazione cislina e conclusosi nell’ottobre scorso.
Il progetto, sostenuto dalla Fondazione presieduta da Carlo Borgomeo (“siamo convinti che la coesione sia precondizione dello sviluppo”, con le parole di Daniela Castagno della Fondazione), ha preso le mosse da “una metodologia sperimentata nell’Isola a partire dal 2008”, spiega Valentina Campanella, presidente regionale Anolf.
In Sicilia funzionano nove sportelli: uno per provincia più un coordinamento regionale. Dall’Isola al Mezzogiorno d’Italia, all’inizio del 2015 appunto, sulla base del “modello che vede insieme volontariato, associazionismo e forze sociali, per offrire agli immigrati servizi di accoglienza, orientamento, formazione e informazione”, con le parole di Mohamed Saady che dell’Anolf è presidente nazionale.
Così, l’esportazione dell’esperienza siciliana s’è tradotta nell’apertura di sei analoghi centri: due in Calabria e uno ciascuno in Sardegna, Basilicata, nel Napoletano e nel Foggese. In totale, più di 1300 migranti assistiti nell’Isola e 1200 nell’analoga rete nel Sud Italia. Una “infrastruttura sociale che ha a cuore un nuovo welfare dell’inclusione”, puntualizza Rosanna Laplaca, della segreteria regionale Cisl.
Il sistema s’è avvalso tra l’altro della collaborazione delle associazioni Il Tempo e AlPlurale. Vede il fronte della società impegnato. Ma “rivendica – insiste Mimmo Milazzo, leader della Cisl Sicilia – scelte politiche che mettano alle spalle le mere logiche dell’emergenza”. Anche perché, “la nostra economia – precisa – ha bisogno di manodopera qualificata”. In particolare, “la Sicilia soffre per la carenza di investimenti, per la lentezza della spesa dei fondi Ue, per l’export che arranca nonostante le performance dell’agroalimentare”. “Abbiamo bisogno di integrazione e di competenze”, aggiunge Milazzo.
Un punto su cui pure Saady si sofferma annunciando che “sulla base dei nostri calcoli, al 31 agosto gli irregolari arrivati in Italia sono stati 108 mila”. Un flusso che va gestito “con intelligenza politica, come ha fatto la Germania”. E attraverso un progetto di crescita comune. Il che, per l’Anolf equivale a mettere finalmente mano a una serie di riforme: a quella della cittadinanza (“che fine ha fatto?”, domanda polemicamente il presidente), a quella sul diritto d’asilo. E alla programmazione dei flussi, che manca e che va definita sulla base del fabbisogno del mercato del lavoro. Un nodo che sia per Cisl che per Anolf va sciolto sul piano nazionale e su quello Ue. E che si lega al principio della libera circolazione, “che non può essere messo in discussione sul suolo europeo”.
“L’Europa ritrovi l’anima e le sue ragioni storiche – ripete Bernava – se vuole fermare i populismi e proporsi come motore di sviluppo e modello di pacifica coesione”.