“Il piano integrato sul ciclo rifiuti nei prossimi anni, non si dovrà basare esclusivamente su raccolta e smaltimento, ma spingersi a proporre le offerte che possono crearsi dalla raccolta stessa, puntando al recupero dei materiali. Ma se le istituzioni non faranno la propria parte il rischio del fallimento è dietro l’angolo”.
Il confronto pubblico su temi caldi quali la gestione dei rifiuti e gli Ato, scenari confusi e gare bloccate, scadenze, costi, differenziata e termovalorizzatori voluto dalla CGIL di Catania doveva essere la prima vera occasione di confronto per un percorso comune da avviare tra istituzioni locali, le associazioni e il sindacato sul tema spinoso dell’ambiente collegato alla legalità, ma nessun rappresentante di Regione Sicilia e Comune si è presentato alla tavola rotonda promossa dalla Camera del lavoro in Sala Russo sul tema “Come trasformare i rifiuti in risorse: occupazione, legalità e tutela dell’ambiente”.
Dopo l’introduzione del segretario confederale della Cgil, Claudio Longo e del segretario generale della Fp Cgil, Gaetano Agliozzo, sono intervenuti all’iniziativa il presidente di Rifiutizero Sicilia, Elio d’Amico, Giusy Pedalino del WWF Catania, Debora Borgese, responsabile provinciale “Terra dei fuochi” e la segretaria confederale di Cgil Sicilia, Mimma Argurio. Ha presieduto i lavori Giacomo Rota; la conclusione è stata affidata al segretario nazionale della Cgil, Danilo Barbi.
Ma qual è la proposta del sindacato catanese? L’ha illustrata Longo: “Pensiamo che la direzione giusta sia quella dell’economia circolare, cioè nel passaggio dall’economia lineare “prendi, usa e getta” a quello “prendi, usa e trasforma”, trasformando i rifiuti raccolti in una preziosa fonte di materie prime, sempre più scarse e costose, da reinserire nei cicli produttivi. Un dato su tutti: la Sicilia è ferma al 12% di raccolta differenziata contro il 40% del dato nazionale. Eppure, su 100 mila tonnellate di rifiuti, si possono creare 200 nuovi posti di lavoro, questo non solo smentisce il luogo comune che vede la raccolta differenziata quale distruttrice di posti di lavoro, ma anche per sottrarre spazio agli appetiti della criminalità organizzata. In questo senso non possiamo che dirci contrari al termovalorizzatori, che di fatto inficiano questo percorso virtuoso”.
Nel contesto dell’economia circolare, è possibile considerare il rifiuto come una opportunità che può rappresentare e generare risorse sul nostro territorio. Per il momento i numeri sono impietosi.
La raccolta differenziata ha infatti registrato un crollo in negativo tra il 2013 e il 2014, passando dal 23 al 12 per cento. Il crollo, secondo la Regione, dipende dall’organizzazione dei comuni nella gestione della raccolta dei rifiuti. Sessantotto comuni siciliani, complessivamente, non hanno raggiunto neanche l’uno per cento di differenziata. Indicative le percentuali dei capoluoghi di provincia. Ha fatto meglio di tutti Trapani con il 21,2 per cento, mentre Catania è al 9,3.
Nella sua relazione, Longo ha sottolineato l’appesantimento della macchina burocratica che ha rallentato il processo di raccolta e smaltimento rifiuti, il blocco delle gare indette dai sindaci, la possibilità concessa dal Governo alla Regione di avviare accordi con altre regioni per inviare i rifiuti fuori dall’isola e indire in una fase successiva una gara europea per smaltire la spazzatura anche in altri Paesi.
“Una concessione che in prima istanza, strappa l’impegno a completare gli impianti in fase di realizzazione, ad incrementare la differenziata di almeno il 3 per cento nei prossimi dodici mesi e ad avviare la realizzazione di due termovalorizzatori che non saranno operativi prima di due anni per incenerire 700 mila tonnellate di rifiuti”.
I siciliani dovranno insomma aspettare non prima di due anni, secondo quanto ha dichiarato l’assessore regionale ai rifiuti Vania Contraffatto. L’ordinanza del Presidente della Regione Rosario Crocetta ha permesso di riaprire le discariche dopo il via libera del Ministero per l’Ambiente che ha autorizzato la proroga di sei mesi degli impianti in regola. Il ciclo dei rifiuti, tra personale, mezzi vari e conferimento, costa complessivamente circa un miliardo l’anno. Questo sistema di gestione straordinaria comporta un aggravio di spesa tra i 700 e gli 800 milioni in più. Attualmente, la gestione è in una fase di passaggio tra vecchia e nuova gestione, e procede con ordinanze d’urgenza. Una procedura ordinaria di gara consentirebbe di organizzare meglio il sistema.
E come dimenticare il caso della discarica di Misterbianco-Motta e quello di Contrada Codavolpe, dove da tre anni è in attività un impianto di biostabilizzazione di proprietà della Sicula Trasporti Srl che gestisce anche la discarica vicina di Grotte San Giorgio, una delle più grandi della Sicilia.
“Le discariche sono sature – ha detto Gaetano Agliozzo – e il pericolo inquinamento delle falde acquifere e dei cattivi odori è ogni giorno in agguato. Se guardiamo agli inceneritori è attivo il pericolo emissioni polveri nocive. Eppure non abbiamo ancora avuto un vero confronto con l’assessore Contraffatto sul nuovo organismo regionale che sta nascendo. L’Eser sarà un colosso formato da tutti i comuni siciliani associati. Ma quanto costerà ai cittadini?”.
Infine, gli interventi delle associazioni chiamate a confrontarsi; per Giusy Pedalino, “oggi parlare di termovalorizzatori è obsoleto. Il rifiuto dovrebbe essere una risorsa per tutti e non per pochi”. Per Debora Borgese, “non ci sono strumenti per rendere effettiva la legge regionale 9. E poi, abbiamo veramente bisogno dei termovalorizzatori? non sarebbero più utili gli impianti di fermentazioni anaerobica che all’Estero sono già una realtà?”. Che domanda avrebbe fatto Elio D’Amico all’assessore regionale Contraffatto se fosse stata presente? e cosa avrebbe chiesto al Comune? “Alla Regione chiediamo di sapere a che punto siamo con i 97 milioni di euro stanziati per creare nuove piattaforme, mentre invitiamo il Comune di Catania ad essere davvero incisivi lanciando la differenziata in tutta la città”.
La segretaria Mimma Argurio ha sottolineato con forza che “al sindacato preoccupa l’idea che in complesso la criminalità possa essere ancora attratta dal sistema rifiuti”, mentre per il segretario nazionale Danilo Barbi, “l’emergenza rifiuti è purtroppo generale. Riformulare rifiuti però potrebbe portare nuovo lavoro e creare nuova tecnologia, creare un’industria e sconfiggere gli interessi della criminalità. Tutto questo al posto di creare nuove discariche nocive”.