“Rigenerazione urbana e rigenerazione sociale a Catania: quale ruolo per la cooperazione di abitanti?”. E’ il tema che verrà sviluppato in due giorni di relazioni, interventi e dibattito, giovedi 24 e venerdì 25, al Centro Zo, presso Le ciminiere. Relatori: l’arch. Alessandro Maggioni, presidente di Federabitazione, Carlo Pennisi, sociologo dell’Università di Catania, Filippo Gravagno, associato di Tecnica urbanistica dell’ateneo catanese, l’arch. Paolo Mazzoleni, direttore scientifico di AAA Architetticercasi, e l’arch. e ricercatore Toti Di Dio. Moderatore l’ing. Gaetano Mancini, presidente di Confcooperative Sicilia. Previsti interventi di Enzo Bianco, Salvatore Di Salvo, Angelo Villari, Giovanni Gulino, Santi Cascone, Giuseppe Scannella.
Lo spunto per la riflessione sulla rigenerazione viene dato da un concorso d’idee che ha visto protagonista una ex palestra sita nella piazza Pietro Lupo di Catania e che ha coinvolto tanti giovani architetti under 32 provenienti da tutta Italia e non solo. L’iniziativa è stata promossa e attuata da Confcooperative – Federabitazione, patrocinata da Fondosviluppo, Ministero delle infrastrutture.
Quello di oggi, quindi, potrebbe essere l’inizio di un percorso lungo, tortuoso e difficile (ma necessario) che porta a rigenerare le nostre città partendo da una rinnovata attenzione ai veri bisogni dei suoi cittadini.
La città da reinventare
Di fronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i “vuoti urbani” e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale.
Milioni di persone vivono in edifici brutti, in molti casi pericolosi e con pessime condizioni di comfort (caldi d’estate e freddi d’inverno), in periferie senza qualità o spazi pubblici degni di questo nome, in attesa di bonifica o di un nuovo destino da decenni.
La rigenerazione urbana
La rigenerazione urbana, dall’inglese “urban regeneration”, designa i programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare per garantire qualità e sicurezza dell’abitare dal punto di vista sociale e ambientale, in particolare nelle periferie più degradate.
Interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio preesistente, limitano il consumo di territorio salvaguardando il paesaggio e l’ambiente.
Attenti alla sostenibilità, tali progetti si differenziano da quelli di urban renewall (rinnovamento urbano), spesso rivelatesi interventi di demolizione e ricostruzione a carattere più o meno speculativo.
Ma quali possono essere definiti interventi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare per garantire qualità e sicurezza sia dell’abitare ma più in generale della vita in una città complessa come Catania?
La vulnerabilità del patrimonio immobiliare non riguarda solo l’eventualità di un fenomeno catastrofico, ma è insita nella stessa natura del modo di costruire degli ultimi 60 anni. Dal secondo dopoguerra l’uso del calcestruzzo armato, nelle carie declinazioni, è diventato preponderante se non addirittura l’unica modalità di costruire se si fa eccezione di rare strutture in acciaio o in muratura portante. Ma dopo oltre mezzo secolo ci accorgiamo che il calcestruzzo non è eterno. Ha una sua deperibilità, che è accelerata nei casi in cui i materiali originari non erano di buona fattura.
Ecco che allora è esperienza comune quella d’individuare riduzione della sezione di pilastri resistenti a schiacciamento, scopertura e carbonatazione delle armature con conseguente diminuzione anche della sezione delle stesse. E questo è quello che appare nelle parti in elevazione fuori terra. E’ ragionevole pensare che tale degrado sia molto più attivo nelle parti “nascoste”. A ciò si aggiunga la cristallizzazione del calcestruzzo, che, col tempo, tende a diventare più rigido e quindi a reagire peggio a onde meccaniche come quelle di un terremoto.
Ne segue che il rischio di crolli anche consistenti è reale, al di là se si verificherà o meno un evento catastrofico.
Quali strumenti abbiamo e chi dovrebbe gestirli?
Il “rinnovamento urbano” del patrimonio immobiliare – che non è la RIGENERAZIONE URBANA – è nelle mani dei privati, che ovviamente ragionano da privati e spesso non “ragionano” soprattutto quando la decisione d’interventi quantomeno conservativi dipende da una maggioranza assembleare, come nei condomini. In quei casi prevalgono altre ragioni piuttosto che quella della salvaguardia del patrimonio edilizio, che comunque dovrebbe essere un interesse notevolissimo (in quanto economico) per questi privati.
Una maggioranza di privati che non decide di avviare interventi, pur di fronte ad un pericolo reale, nei fatti paralizza una rigenerazione urbana su vasta scala