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Con il crollo delle temperature avvenuto negli ultimi giorni, la quotidianità di chi è costretto a vivere per strada diventa ancora più complessa, nonostante l’incessante impegno dei volontari.

“Quando arriva l’inverno, ancora oggi, ci ostiniamo a parlare di emergenza freddo. Ma è una situazione di assoluta regolarità, è sempre drammatica”, spiega Gabriella Virgillito, coordinatrice di TeleStrada, giornale realizzato da un gruppo di persone ospitate dalla casa di accoglienza Locanda del Samaritano.

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“Ci sono tantissime persone per strada – afferma – Sono moltissimi i migranti, tantissimi gli italiani. Basta andare in corso Sicilia o in corso dei Martiri per farsi un’idea, ma ci sono anche famiglie che vivono in macchina in viale Mario Rapisardi”.

Negli ultimi anni il volto di Catania si è modificato anche per quanto riguarda le persone senza fissa dimora. “Impossibile fare una stima di quante persone siano – commenta amareggiata – La vita di strada in città è cambiata molto. Ci sono i cronici, che conosciamo ormai da tempo, ma ci sono anche tanti giovani migranti che per un periodo passano da qui”.

Reduci da esperienze terribili, una volta arrivati sull’altra sponda del Mediterraneo avrebbero bisogno di un supporto, “ma sempre più numerosi finiscono per diventare senza dimora. E si cronicizzano anche loro”.

Il lavoro dei volontari, appartenenti a numerose organizzazioni che operano nel territorio, non conosce sosta.

Ma Virgillito punta il dito contro “l’assoluta inerzia dell’amministrazione rispetto all’emergenza abitativa nella nostra città”.

Il modello applicato a Catania prevede l’inserimento nel circuito dormitorio-mensa; un approccio che, secondo gli studi di esperti del settore, “ha un successo dello zero per cento”. Risultato opposto, invece, è quello definito “housing first“.

“Si parte da una dimensione abitativa stabile, dignitosa, che abbia una dimensione di casa – afferma la volontaria – Il successo è quasi del cento per cento, non sono solo io a dirlo, ci sono dei dati che lo confermano”. Con un costo per il contribuente, sottolinea, “molto minore rispetto a quanto accade ora”.

“Le persone che sono cadute in strada sperimentano la disperazione, è difficile uscirne”, afferma Gabriella Virgillito. “Bisogna trovare delle risposte – prosegue – si entra in un baratro dal quale è difficile farsi aiutare”.

E l’amministrazione comunale come risponde? “Abbiamo chiesto di vedere cosa accade nelle altre città, di osservare nord Italia e nord Europa, ma anche quanto succede a Messina dove ci sono dei progetti interessanti”.

Ma a fronte di una richiesta di dialogo, “c’è soltanto inerzia.

Poi aggiunge: “Il volontariato è una bella risorsa, ma il problema è che lascia il tempo che trova. Bisogna mettere in campo dei progetti a lungo termine”. Impegno quotidiano, che deve portare a soluzioni durature. “È un quadro drammatico – conclude Gabriella Virgillito – nei confronti del quale c’è la goccia del volontariato”.

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