Qualità della vita, Catania in fondo alla classifica

L'indagine de "Il Sole 24 ore" pone la provincia etnea al 94mo posto su 110. A incidere negativamente sono i dati su furti, disoccupazione, asili nido ed ecosistema urbano. Buoni i risultati sul fronte del turismo

Piazza Duomo, Catania. Foto Davide Vizzini
Foto di Davide Vizzini
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Sale un gradino, ma si conferma tra le province peggiori in Italia. È il dato relativo a Catania secondo l’indagine sulla Qualità della vita del Sole 24 Ore pubblicata oggi. La provincia etnea si trova al 94mo posto in classifica su 110 città, in linea con i dati regionali che vedono quelle siciliane nelle ultime venti posizioni.

Sono sei le categorie prese in esame nell’indagine del quotidiano. “Giustizia, sicurezza, reati” è quella che fa segnare la performance peggiore. A comporla sono gli indici relativi al lavoro dei tribunali (cause chiuse e nuove iscritte, i procedimenti attivi da più di tre anni), gli scippi, i furti in casa, le frodi informatiche. Ad abbassare drasticamente la media sono i furti di auto e le rapine: in questi valori Catania è penultima in classifica in tutta Italia.

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Va male anche nell’ambito “Demografia, famiglia e integrazione“. Se il tasso di natalità è superiore al valore nazionale, il saldo migratorio interno segna meno uno a fronte di una media di meno 0,4. Dato negativo anche per l’acquisizione di cittadinanza da parte di cittadini stranieri: il valore generale sfiora il punteggio di tre, a Catania si arriva solo a uno.

In ambito “Reddito, risparmi e consumi” si scala in alto la classifica solo per il costo degli affitti mensili e i protesti. Le pensioni sono mediamente di 687 euro e le spese per i beni durevoli per famiglia non raggiungono i 1500 euro. I catanesi sono in fondo anche per quanto riguarda i depositi bancari e, in generale, il pil pro capite.

Sul fronte “Affari, lavoro e innovazione” è buono il dato sulle start up innovative che segna un valore oltre il doppio rispetto alla media nazionale. Ma a preoccupare sono i numeri sul tasso di occupazione che fa scivolare la provincia etnea al centounesimo posto su 110. Quasi in linea con il resto d’Italia il valore sul tasso di disoccupazione giovanile, che però ferma Catania al posto numero 76. Scarso anche il numero di imprese registrate.

Il capitolo “Ambiente, servizi e welfare” propone dei dati altalenanti. Se sono bassi i valori relativi ad asili nido ed ecosistema urbano (per i quali Catania si trova rispettivamente ai posti 96 e 103), sono in linea quelli su tasso di emigrazione ospedaliera, spese sociali per minori, anziani e poveri e copertura di banda larga. Scarsa la dimestichezza dei catanesi con bancomat e pos che li posiziona al novantesimo posto.

A sollevare in generale la media contribuisce il solo settore “Cultura, tempo libero e partecipazione“. Ottimo il dato sulla spesa dei turisti stranieri, che nel 2015 hanno lasciato alle falde dell’Etna 385 milioni di euro. Buono anche il numero di ingressi agli spettacoli e nei cinema, oltre alle librerie per abitante. Contrariamente alle aspettative, invece, si dimostra bassissimo il numero di ristoranti e bar, che vede la provincia catanese al penultimo posto. Valori non entusiasmanti anche per il dato sul rapporto con lo sport.

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