Indignati “dal fatto che ci siamo sentiti estromessi“, da una parte. “Il nostro non è stato un atto sfrontato o arrogante“, la risposta. Quando si compie l’ottavo giorno di occupazione del liceo scientifico Boggio Lera, i professori e gli allievi dell’istituto si confrontano a poche ore di distanza attraverso due lettere aperte.
Lo storico liceo di via Vittorio Emanuele è stato occupato lo scorso 13 dicembre. Diversi i motivi addotti dagli studenti come causa della protesta: le pessime condizioni della succursale “Grassi” di piazza Risorgimento, la contestazione del sistema di alternanza scuola-lavoro, la mancanza di spazi per svolgere iniziative studentesche promessi dall’amministrazione comunale. Da otto giorni, dunque, parte della struttura è gestita dai ragazzi che ogni giorno informano attraverso una pagina Facebook sulle attività realizzate.
È rivolta a loro la riflessione dei professori pubblicata nel pomeriggio di ieri: “Ogni anno, puntualmente, prima delle vacanze di Natale, incrociate le braccia, provocate con modalità differenti la sospensione delle attività didattiche – commentano perplessi – e poi tutto si risolve in una bolla di sapone, che lascia dietro di sé l’amarezza del tempo perduto, da recuperare in fretta e male in vista della chiusura del quadrimestre“.
“Invece di chiedere e pretendere spiegazioni ufficiali, da parte di chi promette e non mantiene, occupate la vostra scuola ed impedite a coloro che tra di voi volessero continuare a fare lezione, di poter accedere alle aule“, scrivono i professori del Boggio Lera riferendosi alla promessa di assegnazione di un bene confiscato alla mafia per organizzare attività dedicate agli allievi.
Sul fronte della sicurezza, prosegue la lettera aperta, “invece di protestare con gli enti preposti alla manutenzione degli istituti secondari di secondo grado, occupate la vostra scuola e rinunciate ad un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione: il diritto allo studio“.
La riflessione dei professori tocca anche il tema del sistema di alternanza scuola-lavoro. “Invece di chiedere un confronto con chi, tra mille difficoltà, cerca di gestire una procedura imposta dall’alto, a noi per primi, che il 5 maggio del 2015 eravamo in strada a protestare contro quello che sarebbe diventato il testo della legge 107/2015 – specificano – vi chiudete nelle aule senza neanche provare a condividere idee e proposte“.
Nella loro replica di stamattina, gli allievi sottolineano che “gli studenti occupanti non stanno impedendo a nessuno di fare lezione“. E aggiungono: “Gli occupanti hanno soltanto, con molta chiarezza, preso atto del fatto che, perché si giunga all’obiettivo, si debba prima di tutto risultare coerenti – sostengono – Se una protesta non arreca disagio non può essere considerata tale, ed è proprio questo che marca la differenza tra una protesta reale ed una finalizzata alla perdita di ore di lezione“.
La lettera dei professori del Boggio Lera si chiude con una richiesta: “Vi invitiamo a rimanere liberi di spiegare le ali per volare alto, con il coraggio e la determinazione dei vostri pochi anni – scrivono ai ragazzi – ma senza impantanarvi nelle acque del pressapochismo e senza cadere nelle reti di chi potrebbe strumentalizzarvi“.
Dal canto loro i giovani rispondono con un altro auspicio. “Cari docenti, siate fieri dei vostri studenti. Pensatela in modo diverso da loro, ma siatene fieri, perché hanno protestato, hanno espresso il loro dissenso – è l’esortazione – Siatene fieri, perché hanno dimostrato di essere consapevoli delle loro potenzialità. Siatene fieri, perché i vostri studenti, oggi, hanno deciso di non restare indifferenti“.