Proseguono le indagini sull’aggressione patita dal sanitario del pronto soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele lo scorso primo gennaio, dopo l’arresto di Mauro Cappadonna.
Sulla scena – almeno nelle fasi precedenti al pestaggio – ha fatto la propria comparsa un sedicente operatore del 118 che, sebbene si trovasse fuori servizio, avrebbe utilizzato il proprio codice d’ingresso per far accedere Cappadonna, insieme al quale si è presentato al medico poi malmenato, nell’area riservata dove il pubblico in attesa non può entrare.
In questo momento sono al vaglio degli investigatori della Questura sia il fatto che l’uomo abbia fatto un uso indebito della dotazione di servizio (il codice) per scopi privati, sia il suo ruolo nell’intimidazione al dirigente medico.
Nei suoi confronti, oltre i profili di responsabilità penale che gli sono già costati una denuncia a piede libero, emergeranno certamente ulteriori rilievi di carattere amministrativo e disciplinare che permetteranno all’Azienda ospedaliera di adottare i provvedimenti del caso.
Intanto continuano a pervenire messaggi di solidarietà.
Solidarietà al professionista è stata espressa dal segretario generale della Fp Cgil, Gaetano Agliozzo, dal segretario generale della Fp Sanità, Domenica Di Guardo, dal segretario Fp Cgil Medici, Carmelo Calvagna.
“Esprimiamo vicinanza e solidarietà al medico coinvolto in una violenta aggressione di gruppo il giorno di Capodanno, all’interno del Pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania. – scrivono anche i rappresentanti dell’UGL, Giovanni Musumeci e Carmelo Urzì – Come avevamo immaginato, i correttivi apportati e le piccole attenzioni sul sistema di sicurezza poste dopo i fatti dello scorso autunno, si sono dimostrati deboli e poco incisivi. E’ in atto, infatti, una vera e propria emergenza non solo al “Vittorio” ma in tutti i pronto soccorso di Catania e provincia, dove costantemente è messa a repentaglio l’incolumità di tutto il personale sanitario”.
E così proseguono.
“Continuiamo ad essere convinti che il ripristino del posto di polizia, in collaborazione con il personale della vigilanza privata, serva a ben poco, anche perché crediamo sia ancor più opportuno mantenere più personale della forza pubblica in strada in un momento, come questo, in cui la carenza di unità è ai massimi storici. Per questo ribadiamo ancora una volta la richiesta di avviare la campagna “Ospedali sicuri”, assegnando militari dell’esercito debitamente armati ad ogni presidio di emergenza della nostra area metropolitana. La loro presenza, associata a quella dei vigilantes andrebbe a costituire un’ottima barriera deterrente, per il primo intervento in caso di episodi di violenza, che solo in caso di necessità verrebbe rinforzata dall’arrivo delle volanti delle forze dell’ordine per il completamento dell’azione di contrasto attraverso i compiti di polizia giudiziaria”.