Un tavolo, tre aspiranti rettore e una platea attenta di studenti. Si è tenuto ieri il primo evento pubblico al quale hanno preso parte Francesco Basile, Filippo Drago ed Enrico Foti, i tre professori che puntano alla carica di magnifico rettore dell’università di Catania. I candidati si affronteranno in altri quattro dibattiti pubblici organizzati nelle prossime due settimane, per poi giungere all’1 febbraio, giorno del primo turno di votazione. Davanti a loro – nell’aula magna dello storico palazzo Centrale – numerosi allievi, ma anche qualche componente del corpo docente.
Coordinato dal decano Salvatore Brullo, l’incontro si svolge con una formula che verrà ripresa anche nei prossimi appuntamenti: un sorteggio per stabilire l’ordine, 15 minuti per esporre il programma, dieci per replicare alle domande poste dalla platea. Due i minuti a disposizione degli studenti.
Il primo dei tre aspiranti rettore a prendere parola è Basile, presidente della scuola “facoltà di Medicina”, da molti indicato come favorito nella corsa elettorale. “Credo che l’offerta formativa vada adeguata ai tempi“, esordisce. Lo scopo è seguire sì le inclinazioni di studio e ricerca, ma anche “formare dei laureati che possano trovare facilmente lavoro. Dobbiamo verificare le esigenze del territorio, il fabbisogno di laureati in ciascun settore“.
Un nodo importante è quello relativo alle strutture dedicate sia alla didattica che al tempo libero degli studenti. “Le nostre aule sono abbastanza adeguate, ma ci sono settori in cui ci sono aule vetuste e poco confortevoli“. E, inoltre, serve creare “spazi al di fuori dallo studio, ambienti ricreativi – sostiene Francesco Basile – Non voglio più vedere studenti sulle scale, all’aperto o al bar quando hanno delle pause“.
Argomento spinoso è il numero di fuoricorso, che vede Catania ai primi posti in tutta Italia. “Abbandono e fuoricorso fanno diminuire l’Ffo (il Fondo di finanziamento ordinario destinato dal ministero a ogni ateneo, ndr). È interesse dell’università evitarlo“. Previsti nel programma anche un rafforzamento della ricerca, scambi culturali all’estero e un potenziamento dell’edilizia sportiva. “Il nostro ateneo ha bisogno di stabilità, serenità, identità. Coltivare il senso di appartenenza che parte da voi e finisce con noi“, conclude Basile.
Filippo Drago, direttore del dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche, adotta uno stile più informale: senza giacca, in camicia, parla in piedi e si presenta agli studenti con una piccola descrizione di sé. “Sono un appassionato didatta: amo insegnare“, afferma. “Dagli studenti parte ogni iniziativa che serve a far funzionare meglio l’università“. L’istituzione che descrive Drago è “una realtà di ordine storico“, ma anche “una comunità che adesso è mortificata da questa valutazione che ci vede nelle ultime posizioni“, dice riferendosi alle classifiche stilate dall’Anvur e dal Sole 24 ore.
Per venire incontro alle esigenze degli allievi più in difficoltà, l’aspirante rettore propone una “no tax area“, una fascia di esenzione totale. E poi “tutelare l’autonomia delle rappresentanze studentesche e il loro potere all’interno dei dipartimenti“. Previsto nel programma stilato da Drago anche un miglioramento dell’interlocuzione con gli uffici regionali che si occupano di diritto allo studio e “potenziare il reperimento degli alloggi” rivolti pure a professori e allievi provenienti dall’estero.
Anche l’ordinario di Farmacologia si concentra sul tema dei fuoricorso. “Esiste ancora in molti docenti l’idea che essere duri all’esame, avere un alto numero di bocciature, sia un fatto di prestigio. Questo secondo me non ha nessun senso“, afferma con decisione tra mormorii di assenso nella platea. Centrale anche il potenziamento delle lauree magistrali e un miglioramento dei corsi triennali.
Enrico Foti, direttore del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale, mette le cose in chiaro fin dalle prime battute: “Mi pongo in discontinuità“, dice con riferimento all’amministrazione guidata fino a pochi mesi fa da Giacomo Pignataro. “Il senso di appartenenza non deve farci dimenticare i problemi che ci attanagliano – prosegue – Tutte le classifiche sulla didattica ci pongono agli ultimi posti. I rapporti con il territorio sono risibili. Se non partiamo da alcuni dati oggettivi rischiamo di falsare l’analisi del problema“.
Foti prosegue con un dato: “Negli ultimi cinque anni abbiamo perso 13mila studenti. Otto milioni di euro in termini di contribuzione. Ma stiamo perdendo le nostre intelligenze e il nostro futuro“. Per questo secondo il candidato rettore è fondamentale la “capacità di attrarre studenti recuperando in reputazione, in serietà“. Centrale è il lavoro su aspiranti matricole e sulle loro famiglie già dalle scuole superiori e “offrire aule e servizi confortevoli e adeguati“.
Per migliorare la didattica bisogna puntare sull’offerta formativa. “Abbiamo corsi di laurea molto attrattivi e altri che non lo sono“. E inoltre “ripensare una didattica su scala d’ateneo“. Puntare sul miglioramento del passaggio dalla laurea triennale alla specialistica, adeguare l’internazionalizzazione e “organizzare meglio i percorsi di tirocinio“. Il tutto, specifica Foti, puntando a una “informatizzazione spinta“.
Le domande degli studenti agli aspiranti rettore spaziano dai problemi delle sedi distaccate di Ragusa e Siracusa al miglioramento della gestione delle borse Erasmus, passando per la questione dottorandi e precari. Ma si tocca anche l’argomento del rapporto con l’eredità del magnifico uscente, Giacomo Pignataro. Interrogativo, quest’ultimo, rivolto soprattutto a Basile e Drago, dato che Foti non ha mai fatto mistero di contrapporsi nettamente alla linea seguita da Pignataro.
“Non posso rinnegare la linea Pignataro, perché ha fatto delle cose buone“, sostiene Francesco Basile. Poi aggiunge: “Io sono io, non sono nessun altro. Se ho collaborato con l’amministrazione recente non posso rinnegarlo, le cose buone che abbiamo fatto le ritengo buone“. Anche Drago dà un giudizio positivo del rettore uscente, il cui mandato è stato interrotto a seguito della sentenza sullo Statuto d’ateneo. “Al di là degli schieramenti, tutti i candidati vogliono fare il meglio – sottolinea Drago – La differenza sta nel metodo. Io ho affermato che quello che Pignataro ci ha insegnato è il metodo, ci ha insegnato a discutere, a confrontarci. Questo è un valore al quale non rinuncerò“.