Sono circa 250 i posti gratuiti disponibili negli asili nido di Catania su oltre 600 complessivi, ma potrebbero essere anche di più se si sfruttasse meglio il cosiddetto “welfare mix”, grazie alle intese tra enti pubblici e aziende private, e alla contrattazione di 2° livello, previste dalla legge Finanziaria.
È uno dei dati emersi dal seminario di approfondimento organizzato dalla Cisl etnea, per i delegati sindacali delle proprie rappresentanze unitarie e aziendali, che si è svolto ieri all’hotel 4Spa. Temi dell’incontro: il welfare familiare e la contrattazione in sede aziendale di nuove forme di welfare, come integrazione tra pubblico e privato, per un nuovo modello di stato sociale.
Sono intervenuti Rosanna Laplaca, segretaria regionale Cisl Sicilia; Angelo Villari, assessore alle Politiche sociali del Comune di Catania; Maurizio Attanasio, segretario generale Cisl Catania; Ornella Romeo, segretaria territoriale Cisl; Salanitri, responsabile del Patronato Inas di Catania; Adina Celona, responsabile del Dipartimento Mercato del lavoro della Cisl etnea; Cristina Squillaci, del Coordinamento Donne Cisl Catania. Hanno portato la loro esperienza nell’assistenza alla maternità le “doule” Simona Barone e Adriana Strano, e Dino Barbarossa nella cooperazione sociale.
«Il nostro scopo – spiega Attanasio – è di sollecitare un nuovo modello di welfare co-progettato tra politiche sociali pubbliche e interventi privati e aziendali, come quelli derivati dagli accordi contrattuali di 2° livello e dalla detassazione della produttività. Per esempio, a Catania, nella zona industriale, con migliaia di lavoratori presenti ogni giorno, non esistono asili nido. Potrebbero invece essere inseriti, con intese sostenute da risorse pubbliche e attraverso le strutture di imprese come l’Ikea, la StMicroelectronics, la 3Sun. Ma è possibile anche con le imprese con almeno 15 dipendenti».
«Oggi le amministrazioni comunali, mettendosi in relazione con le aziende – aggiunge – hanno la possibilità di evitare sprechi e duplicazioni, venire incontro al welfare aziendale e ampliare così l’offerta a cittadini e lavoratori. La Cisl con i suoi terminali sindacali farà la propria parte nei luoghi di lavoro, con la contrattazione aziendale e il rilevamento dei bisogni dei lavoratori, ma gli amministratori pubblici devono fare la propria».
Anche Villari è convinto che «il lavoro va fatto insieme, amministrazione e forze sociali». Dicendosi disponibile al pressing sulle aziende, l’assessore ammette «il sistema pubblico non basta più e il privato sociale, e quello aziendale, diventano essenziali. Noi stiamo lavorando per superare il disagio sociale in modo strutturale, con un sistema di inclusione per chi ha bisogno: con gli asili nido e di caseggiato, l’assistenza integrata agli anziani, il servizio per gli studenti disabili».
Tutto ciò però ha una pregiudiziale, che chiama la responsabilità della Regione, come sottolinea Laplaca: «La Regione siciliana deve attivare reali misure di governance in materia sociale, altrimenti non solo avremo sempre tanti sistemi diversi tra le singole Regioni, ma all’interno dei territori avremo realtà differenziate, tra Comuni capoluogo e altri centri minori o tra i distretti sociosanitari, che comporteranno sempre disparità di trattamento tra i cittadini».