Inaugurazione anno giudiziario a Catania, dati in chiaroscuro per la Corte d'Appello

La mancata ristrutturazione della nuova sede nell'ex palazzo delle Poste in viale Africa, unita alle carenze di organico, non hanno impedito di ottenere un miglioramento nel numero di procedimenti svolti nella Corte d'Appello di Catania. Questa mattina i dati sono stati esposti dal presidente Giuseppe Meliadò

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Buoni risultati numerici, con una diminuzione generalizzata delle pendenze in ambito civile, e una diminuzione dei reati predatori in quello penale, compresi gli omicidi in seno alla criminalità organizzata. Questi i punti cardine della relazione annuale di Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Catania, esposta oggi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario al Palazzo di giustizia di piazza Verga. Risultati a cui fanno da contraltare l’aumento dei crimini legati allo spaccio di stupefacenti, e quelli relativi all’immigrazione clandestina, anche da parte di minori, e l’aumento degli episodi di violenza domestica.

Nella lunga relazione di 120 pagine, relativa al periodo 1 luglio 2015 – 30 giugno 2016 sull’andamento della macchina giudiziaria nella Sicilia orientale, si evidenziano numerose criticità. Fra queste spicca la mancata attuazione dei piani di edilizia per l’ex palazzo delle Poste di viale Africa, tema al quale è stata dedicata la copertina della relazione. L’edificio è stato infatti “acquistato quindici anni fa dal Comune di Catania, con somme della Cassa depositi e prestiti, per essere specificamente destinato a sede degli uffici giudiziari catanesi ma da sempre inutilizzato e nel tempo pure vandalizzato”, scrive Meliadò nella relazione. Il presidente della Corte d’Appello spera però in un rapido avvio dei lavori di rifacimento dello stabile con “40 milioni di euro di risorse FAS 2000/2006 della quota spettante alla Regione”, e ricordando che “il giorno 20 dello scorso mese di dicembre, nei locali del Palazzo di giustizia, è stata sottoscritta la Convenzione attuativa del Protocollo d’intesa, in particolare con l’assunzione, da parte degli enti ed organi sottoscrittori, delle rispettive funzioni nell’ambito dell’importante intervento di riqualificazione edilizia”.

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Per quanto riguarda la giustizia civile nel distretto di Corte d’Appello, Meliadò sottolinea i risultati positivi raggiunti nonostante “persistenti difficoltà”. In particolare “l’indice di smaltimento annuale risulta pari al 31,29% (nell’anno precedente si era fermato al 30,07%) e l’indice di ricambio (ossia il numero di procedimenti definiti per ogni 100 sopravvenuti) pari ad oltre il 123%”. Inoltre la pendenza dei procedimenti contenziosi e camerali è stata ridotta “di un ulteriore 7,68% (più in dettaglio del 6,50 % per i procedimenti contenziosi ordinari e addirittura del 14,63 % per quelli di lavoro e di previdenza)”.

Meliadò sottolinea i buoni risultati ricordando che “nel 2009 per la definizione di una causa civile in grado di appello erano necessari quasi sei anni, oggi , di regola, circa tre”, e ciò nonostante “l’afflusso inarrestabile dei procedimenti relativi al riconoscimento dello status di protezione internazionale; a testimonianza dell’impegno profuso dai giudici delle sezioni civili, va rilevato che sono stati definiti con sentenza ben 11.110 processi, a fronte delle 10.198 sentenze rese nel periodo precedente e che complessivamente sono stati definiti 33.772 procedimenti a fronte dei precedenti 32.816”.

Per quanto riguarda la giustizia penale, Meliadò apre la sua analisi ricordando “l’eccessiva sproporzione tra il numero dei procedimenti da esitare e le risorse umane e materiali destinate a tal fine”. Una situazione che si traduce in un aumento delle pendenze nell’ambito della corte d’appello dove “a fronte di 9.963 procedimenti non ancora definiti al 30 giugno 2015, è residuata una pendenza di 11.842 procedimenti al 30 giugno 2016, con un incremento quindi del 18,9%”.

Nel caso specifico del tribunale di Catania, “al 30 giugno 2015 erano pendenti 902 processi di competenza collegiale, mentre al 30 giugno 2016 ne risultano pendenti 1.076”, scrive Meliadò, mentre “i processi di competenza monocratica, pendenti al 30 giugno 2015, erano 9.978. Al 30 giugno 2016 risultano 10.963, con un carico di ruolo per giudice di circa 500 processi monocratici, oltre il non indifferente carico collegiale”.

Il presidente della Corte d’Appello considera comunque “assai lodevole il lavoro svolto dai magistrati, sia togati sia onorari, delle sezioni penali del dibattimento, i quali, comunque, pur in presenza di vacanze di organico, hanno complessivamente definito nel periodo considerato una quantità rimarchevole di processi, superiore rispetto al periodo precedente, giacché sono stati definiti complessivamente 6.804 processi a fronte di 6.576 di processi definiti al 30 giugno 2015”.

Da sottolineare i reati commessi da minorenni: Meliadò riporta il dato del Tribunale dei Minorenni che vede ben il 44 per cento di ingressi ai Cpa di minori stranieri per reati relativi all’immigrazione, di cui Catania ha il massimo numero a livello nazionale, o per reati comuni commessi nelle strutture d’accoglienza.

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