“Una donna molto forte, di carattere“. È il ritratto di Sant’Agata così come l’ha immaginata il compositore Matteo Musumeci nella sua opera Diva Agatha. La cantata è stata commissionata dal Teatro Massimo Vincenzo Bellini in occasione della festa della patrona e debutterà giovedì 2 febbraio.
Diva Agatha è una cantata per mezzosoprano, percussioni, coro e orchestra. Il libretto è di Massimiliano Costantino, direttore dell’orchestra il maestro Antonino Manuli, mezzosoprano è Josè Maria Lo Monaco, direttore del coro Ross Craigmile. E con la partecipazione di un artista molto conosciuto, il percussionista Alfio Antico.
“Quando ho ricevuto la commissione sono saltato dalla sedia“, confessa Musumeci. “Era Agata! Ho provato una forte emozione“. E poi un senso di responsabilità “nei confronti dei catanesi e dei tanti devoti che ci sono nel mondo“. Per comporre Diva Agatha Musumeci ha studiato anche dagli atti sul martirio conservati in Vaticano. “Non sono un devoto, ma sono sempre stato appassionato di questa figura. Mi sono documentato sui vari pareri storici, anche sulla figura di Quinziano“. A muovere il proconsole che ordinò l’arresto e la tortura di Agata, infatti, ci sarebbero state “questioni politiche, non solo religiose. Insomma, non è una novità quello che succede ai nostri giorni“.
Ma chi è la Diva Agatha di Matteo Musumeci? “Noi la chiamiamo picciridda, ma da alcuni studi storici pare che ai tempi del processo abbia avuto 21 anni – precisa il compositore – Anche la scelta della voce, un mezzosoprano, lo rispecchia“. E continua: “È una femminista di allora, che combatteva contro il potere, vittima di quello che chiamiamo oggi femminicidio“. Ma una donna che mantiene “sempre forte la fede in Cristo“.
La cantata è strutturata in dieci quadri. “Con il librettista abbiamo cercato di non cadere nella retorica, cosa facile quando si tratta di vita di santi“, sottolinea Matteo Musumeci. “Nei primi cinque quadri emerge il rapporto di Agata con il suo popolo, un rapporto metafisico, è la Santa che si affaccia ai nostri cuori“. I successivi cinque narrano “la tentazione, la prigionia, il martirio, la morte, la glorificazione“. Proprio questi ultimi momenti sono quelli che hanno rappresentato la sfida per il compositore. “Agata è nella sua cella e con questa sua romanza, quasi una ninna nanna accompagnata dal coro, racconta il suo martirio – descrive – È una sorta di contrasto tra la musica e le parole“.
A rendere speciale l’opera contribuisce anche la partecipazione di Alfio Antico. “È stata una scelta mia, l’ho voluto fortemente“, afferma Musumeci. “La struttura musicale dell’opera non ha nulla di sicilianità – prosegue – ci sono ritmi mediterranei, ma è distaccata dal mondo popolare“. Antico “interagirà con l’orchestra e piano piano si andrà ad amalgamare, creando come un ritmo di cuori battenti nel corso della processione“. Ma non solo: “I suoni che Alfio riesce a creare si inseriscono anche nei momenti più religiosi“.
Al momento non sono previste repliche nell’immediato di Diva Agatha, ma “il teatro ha l’interesse a farla conoscere ancora“. E il giudizio dei catanesi, soprattutto in un’opera sulla patrona della città, sarà molto importante per Matteo Musumeci. “Mi aspetto che questo lavoro venga accolto bene – conclude – L’ho scritto con totale buona fede e buone intenzione, in maniera molto genuina“.