Franco Branciaroli è Macbeth al teatro Vittorio Emanuele di Messina

FRANCO BRANCIAROLI in MACBETH di William Shakespeare traduzione Agostino Lombardo con Valentina Violo e con (in ordine alfabetico) Tommaso Cardarelli, Daniele Madde, Stefano Moretti, Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti, Alfonso Veneroso scene Margherita Palli costumi Gianluca Sbicca luci Gigi Saccomandi regia Franco Branciaroli produzione CTB Centro Teatrale Bresciano · Teatro de Gli Incamminati
Franco Branciaroli (foto di Umberto Favretto)
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Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina (il 31 gennaio e 1 febbraio 2017, ore 21.00; 2 febbraio 2017, ore 17.30) va in scena Macbeth, di William Shakespeare, nella traduzione di Agostino Lombardo.

Interprete principale è Franco Branciaroli  con Valentina Violo e con (in ordine alfabetico) Tommaso Cardarelli, Daniele Madde, Stefano Moretti, Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti, Alfonso Veneroso.

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Scene Margherita Palli, costumi Gianluca Sbicca, luci Gigi Saccomandi.
Regia di Franco Branciaroli.
Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano · Teatro de Gli Incamminati

Note di regia di Franco Branciaroli.

Il Macbeth parla di un mondo esterno in guerra, dove caratteristiche come efferatezza e sete di sangue, al pari del coraggio, sono ritenute virtù, in quanto preservano il mondo interno della corte, una società patriarcale civilizzata regolata da leggi divine.

La violenza che si applica all’esterno non vale per l’interno, altrimenti tutto salta e tra il dentro e il fuori non c’è più differenza, tutto diventa guerra. Macbeth sceglie di portare la violenza all’interno.

Se in più anche la parte femminile si snatura e prende caratteristiche maschili, allora il caos è totale. Macbeth viene infatti “sedotto” all’ambizione dalle streghe, che storicamente rappresentano la minaccia al mondo patriarcale, e indotto all’assassinio da sua moglie, che viola il suo ruolo sociale di donna agendo come agirebbe un uomo.

Al caos generato da donne che sono uomini (da una natura femminile perversa) solo un “non nato di donna” potrà porre fine.

Ma il dramma è ancora più complesso e tremendo: Macbeth, uccidendo il re, simbolo del padre e del divino, uccide la sua stessa umanità ed entra in una dimensione di solitudine dove perde tutto, amore, ragione, sonno, scopo di vivere.

In più, la sua vittoria è sterile perché non ha eredi, e questa sua rinuncia alla sua umanità servirà solo a passare il trono al figlio di un altro.

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Franco Branciaroli ( foto di Umberto Favretto)

Il Macbeth è la tragedia del male dell’uomo, della violazione delle leggi morali e naturali e dell’ambiguità, del caos, della distruzione che ne consegue.

Un rovesciamento di valori significativamente testimoniato dal canto ambiguo e beffardo delle streghe: “Il bello è brutto, e il brutto è bello”.

I demoni della coscienza, che sovvertono nel dramma l’ordine morale interno ed esterno dei personaggi fino alle estreme conseguenze, terrorizzano lo spettatore per il crescente e devastante controllo che assumono sulle vicende rappresentate, ma al contempo lo attraggono e avvincono, per il misterioso richiamo che l’uomo da sempre avverte dalla contaminazione con il male.

Intorno all’inquietante parabola di seduzione dell’anima al male pulsa l’enigmatico cuore di questa tragedia.

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