C’erano i genitori e Marisa Grasso, la vedova di Filippo Raciti, allo stadio Massimino, alla cerimonia per ricordare il decimo anno della scomparsa dell’ispettore di polizia mentre era in servizio proprio all’esterno della struttura sportiva assieme ai suoi colleghi del Reparto mobile per contenere la violenza dei tifosi esplosa dopo la partita Catania-Palermo.
Filippo Raciti era nato il 17 gennaio del 1967: avrebbe compiuto da poco 50 anni.
E c’erano, assieme a Filippo Dispensa, direttore centrale degli affari generali, il questore Carmelo Cardona, il prefetto Maria Guia Federico, il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè.
Ed ancora il vicesindaco Marco Consoli, il comandante dei carabinieri, Francesco Gargaro, il comandante della Guardia di Finanza, Roberto Manna, l’ammiraglio Nunzio Martello, le più alte autorità militari.
C’erano, numerosi, i dirigenti della questura di Catania e, schierati, i colleghi di oggi del X Reparto mobile. Il questore Cardona ha voluto stringere la mano ad uno ad uno ai suoi “ragazzi”, così li ha chiamati. Sia quelli schierati all’esterno dello stadio, sia quelli all’interno, assieme, stavolta, alla vedova Raciti.
Folta anche la rappresentanza delle associazioni che hanno voluto onorare il collega caduto nell’adempimento del dovere.
C’era perfino Pippo Franchina, con scudetto del Catania calcio cucito sul petto, in rappresentanza della squadra etnea. E mancava, invece, il rappresentante della FIGC. Assenza sottolineata dal questore nel corso delle interviste rilasciate al termine della cerimonia.
E c’era Pietro Gambuzza, adesso in pensione, con i capelli imbiancati, che era capo del Reparto mobile della polizia il 2 febbraio di dieci anni fa. Visibilmente commosso, ha abbracciato anche lui i parenti di Raciti ed i colleghi di oggi. Riconosciuto dai giornalisti e pur sollecitato, con grande senso di pudore, non ha voluto rilasciare interviste. I ricordi di quei terribili momenti sono nella sua memoria e nel suo cuore.
Sobria la cerimonia officiata dal cappellano. Il pensiero è andato a tutti coloro che anche in guerra sacrificano la propria vita con l’intento di contribuire a ristabilire la pace. Una corona d’alloro è stata poggiata da due agenti in alta uniforma, al monumento a Filippo Raciti, dinanzi l’ingresso della tribuna A dello stadio. Alcuni istanti di commosso silenzio. Poi Marisa Grasso, i genitori, Cardona, Dispensa e Maria Guia Federico hanno accostato le loro mani all’omaggio floreale come in un gesto di estremo saluto alla persona cara, al poliziotto che ha sacrificato la vita per garantire alla società il rispetto della legge.
Naturalmente Marisa Grasso ed il questore Cardona sono stati civilmente circondati dai colleghi giornalisti ed hanno ribadito come la vita umana debba essere rispettata e non vada sacrificata sull’altare della violenza, violenza che purtroppo continua a dimostrazione di un livello di civiltà non raggiunto da chi si avvicina allo sport non come arricchimento sociale, non con lo spirito dello stare insieme, in comunità, per gioire, per trascorrere momenti di coesione sociale.
E’ per questo che la cerimonia in onore e nel ricordo di Filippo Raciti assume un significato di memoria, certo, ma soprattutto di richiamo ai comportamenti ed al rispetto che ogni cittadino, tifoso o no, deve avere nei confronti degli uomini dello Stato.