Al Rotary Club Catania Nord, si è inaugurata la mostra “I-Stanze dell’anima” della giovane artista Filippa Santangelo, che va a inserirsi nel ciclo di incontri che arricchiscono il tema sociale “La cultura per stare insieme”. La mostra è stata presentata dal critico d’arte e docente di Storia dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Catania, Ornella Fazzina.
Dopo i saluti di rito e l’apertura della serata da parte del presidente Vladimiro Fuochi, la prof.ssa Fazzina ha illustrato un percorso storico-critico sul concetto di bellezza, partendo dall’arte greca per arrivare ai nostri giorni.
Una bellezza rivisitata ed interpretata dalla giovane artista in modo singolare, attraverso la rappresentazione di luoghi e di interni abbandonati che si esaltano nei grandi formati, virili e potenti, e nella colorazione povera di variazioni cromatiche, dove a predominare sono i grigi, i bianchi, le ombre scure e il color mattone. Ad una ampia pennellata materica si alternano superfici più piatte, rendendo la pittura viva e partecipata, nonostante la scarsità del colore e la mancanza di figure umane. Sono luoghi feriti, emblemi della condizione umana che appartiene all’artista come a tutti noi, spostando l’attenzione dal singolo alla collettività.
Le opere di Filippa sono architetture reali, diroccate dal tempo e dall’incuria degli uomini, dove forme e materia si trasformano in composizioni di interesse estetico. La luce è protagonista in questi scuri interni di edifici architettonici, creando effetti chiaroscurali ben studiati che la rendono continuamente variabile. In questo gioco sapiente e ben equilibrato nella resa pittorica e spaziale, si accostano due culture di fondamentale importanza: il Quattrocento fiammingo, proprio per la proprietà e qualità della luce, e il Rinascimento fiorentino, per la costruzione matematico-geometrica dello spazio.
I suoi lavori, introspettivi, e per questo sofferti, esprimono uno stato di necessità, un bisogno di comunicare seppur nel silenzio ma con la consapevolezza di una forte presenza nonostante l’assenza, il vuoto, il togliere per arrivare all’essenziale, ad una analisi che non concede scorciatoie. Piuttosto sono la dimostrazione del coraggio di aprirsi, esporsi mostrando tutte le proprie debolezze che si ammantano di vis, di pura energia ed autenticità che fanno di questa giovane artista una scommessa senz’altro vincente in un mondo di apparenze.
Un’arte, questa, che stimola alla riflessione, che non lascia indifferenti, anzi pone domande, scuote dentro, crea inquietudini e depistamenti, esorcizza paure e indaga dentro l’animo di ognuno di noi alla ricerca di se stessi.
La serata ha visto, oltre all’interessante e appassionata conversazione tra critico e artista, diversi interventi e riflessioni che hanno arricchito questo incontro, alla presenza di un pubblico partecipe, attento e curioso nell’addentrarsi in un campo complesso, variegato e non sempre di facile decodificazione qual è quello dell’arte contemporanea.
Grazie a Vladimiro Fuochi, si è offerta l’opportunità di approfondire il tema della solitudine, della malinconia, della profondità dell’essere umano e dell’eterno dualismo di cui è intessuta l’esistenza, attraverso l’avvincente narrazione pittorica di Filippa Santangelo.