Un questionario non anonimo, compilato da 178 persone e che ha coinvolto circa 500 cittadini. Residenti che hanno messo nero su bianco un disagio esposto più volte alle autorità e urlato decine di volte nelle manifestazioni di piazza. A Motta Sant’Anastasia, a pochi chilometri dalla discarica di contrada Valanghe d’inverno e Tiritì, la Commissione comunale di studio e monitoraggio dell’impianto ha condotto un’indagine conoscitiva sulla percezione degli odori che, probabilmente, provengono dai rifiuti raccolti nelle enormi vasche della Oikos spa. La relazione, adesso, servirà da base a uno studio approfondito sugli ipotetici rischi per la salute sulla base delle indicazioni di Francesco Squadrito, professore ordinario di Farmacologia dell’università di Messina, il quale si è occupato anche di un’indagine simile sul territorio di Milazzo.
“Quello dei questionari, dal mio punto di vista, è stato un buon successo“, afferma Daniela Greco, consigliera comunale del Movimento 5 stelle e a capo della Commissione. I documenti, scaricabili anche dal sito del Comune, sono stati distribuiti tra giugno e luglio 2016. “Abbiamo chiesto la fascia oraria in cui viene percepito l’odore, la frequenza settimanale, la descrizione delle sensazioni“. A sentire maggiormente le esalazioni fastidiose, come emerge dalle segnalazioni, sono i residenti delle zone che si affacciano sulla valle del fiume Sieli, là dove sorge l’enorme impianto di gestione dei rifiuti. “Nei commenti alcuni hanno scritto che manifestavano bruciore alle vie respiratorie e conati di vomito“.
“C’è sempre stato questo disagio legato agli odori – sottolinea Greco – Quindi è emersa l’esigenza di oggettivare quello che dicevano i cittadini“. La presenza ingombrante dell’impianto è da anni al centro delle battaglie dei comitati No discarica di Motta e del vicino centro di Misterbianco. Anche una relazione dell’Arpa, diffusa pochi mesi fa, ha rilevato una presenza di metano con valori fuori soglia prevista.
La via per analizzare ancora più a fondo la situazione nel territorio, così come consigliato anche dall’esperto coinvolto, è quella di uno screening da effettuare sulla popolazione. “Il professore Squadrito ha fatto uno studio sulla zona di Milazzo – prosegue Daniela Greco – ci ha spiegato quali esami su urine e sangue possono rilevare sostanze che danno indicazioni sullo stato di salute e sull’inquinamento ambientale“. Differenziando la ricerca anche sulla base dell’età dei partecipanti, dunque, si può capire realmente se e quali siano le ripercussioni sullo stato fisico.
Fino a oggi, la Regione continua ad autorizzare all’attività l’impianto mottese, utilizzato in più occasioni come sito emergenziale nel quale far confluire spazzatura proveniente da molti Comuni siciliani. Il tutto nonostante la promessa del governatore Rosario Crocetta di mettere in sicurezza l’area dove sorge la discarica ormai esaurita di contrada Tiritì e a fronte di una gestione complessiva del settore dei rifiuti che si è dimostrata poco efficace. In un territorio che fa i conti anche con il rischio di vedere sorgere anche un inceneritore nei propri confini.
In queste settimane la Commissione consiliare lavora su due direttive: “Un protocollo d’intesa con gli enti preposti per lo screening clinico sulla popolazione e in parallelo continuare a monitorare le emissioni odorigene“. Perché se è difficile stabilire in che maniera queste causino un danno alla salute, sicuramente c’è “l’incidenza di questi odori alla partecipazione alla vita quotidiana dei cittadini, costretti a non uscire di casa o a chiudere le finestre nel periodo estivo“, precisa la consigliera. “Il nostro obiettivo è verificare cosa sta succedendo e a che livello“, riassume Greco. E nel caso in cui dai dati clinici emergesse l’impatto sulla salute, “sostenuti dai medici, cercheremo di capire come fare prevenzione, controllo e abbattimento del rischio“.