E’ stata ieri respinta dal consiglio comunale di Siracusa la mozione, firmata dai consiglieri Fortunato Minimo e Alessandro Acquaviva sulla legalizzazione dei derivati della cannabis.
Più precisamente la mozione , illustrata in aula da Acquaviva, puntava a due obiettivi: fare prendere posizione al Consiglio e all’Amministrazione a favore del “passaggio da un impianto di tipo proibizionistico a uno di tipo legale” per “regolamentare efficacemente la coltivazione a fini di commercio, acquisto e produzione”; chiedere al governo nazionale che “nel Dipartimento antidroga vengano inclusi anche delegati della associazioni” che si occupano dei tossicodipendenti per “l’elaborazione di una strategia efficace per prevenzione dell’abuso di droghe nella società”.
“Dunque – ha chiarito Acquaviva – una mozione che non produce effetti amministrativi perché il Comune non ha competenze in materia e che parte dalla constatazione del fallimento delle politiche proibizionistiche, contenute nella legge Fini – Giovanardi, sia in termini di riduzione dei consumi e della tossicodipendenza che di repressione del fenomeno criminale collegato alla diffusione delle droghe leggere”. Legalizzare, secondo Acquaviva, vorrebbe dire colpire la mafia dal punto di vista finanziario e liberare la forze dell’ordine da un’incombenza che le porta a destinare molte risorse umane al contrasto del fenomeno.
Discordanti sono state le prime repliche alla relazione. Loredana Spuria si è detta contraria a tutto ciò che causa dipendenza affermando che “la legalizzazione offre ai giovani una chance in più per rovinarsi la vita”. Spuria ha concluso auspicando che si insista, invece, sull’uso terapeutico della cannabis.
Contrario alla mozione anche il consigliere Sorbello, che ha contestato la teoria della riduzione del danno. “I derivati della cannabis sono certamente leggeri ma sono certamente dannosi e hanno un effetto seducente che apre la strada ad altre droghe. Si vorrebbe rendere più permissiva una legislazione che già lo è”.
Da medico, Antonio Moscuzza ha elencato gli effetti negativi sulla persona provocati dalla
cannabis auspicando un maggiore impegno sul fronte dell’informazione e dell’educazione rivolto ai giovani e alle famiglie.
Contraria alla mozione perché esula dalle competenze del Comune si è detta Cetty Vinci, che ha concordato con Spuria circa l’uso terapeutico dei derivati, mentre per Sonia D’Amico ci sono solo droghe dannose per chi le usa.
Sul fronte dei favorevoli, Minimo ha ricordato che la mozione è solo finalizzata alla ripresa
della discussione in Parlamento della proposta di legge e ha notato come le droghe prodotte
clandestinamente e, quindi, fuori controllo espongono gli assuntori a rischi ulteriori.
Per Carmen Castelluccio, una nuove legge permetterebbe di introdurre dei paletti che oggi mancano e che rendono le droghe leggere potenzialmente più dannose. La consigliera ha detto di sperare in un confronto sereno, non ideologico e fuori da atteggiamenti emotivi.
Sulla necessità di fissare nuove regole ha insistito anche il Gaetano Firenze, per il quale si deve evitare di porre l’accento su aspetti etici. “La gente chiede un aiuto per affrontare il problema”, ha detto il consigliere, che ha auspicato sul tema un maggiore impegno e un nuovo atteggiamento delle strutture educative. Per Firenze “è un fatto che oggi, attraverso le droghe leggere, i nostri figli entrano contatto con la criminalità”.