“Il livello di fornitura di energia elettrica non è all’altezza dei fabbisogni e delle legittime esigenze delle aziende insediate nei nuclei industriali. Un ostacolo che compromette la qualità delle produzioni e pregiudica le future opportunità di innovazione”.
A lamentare l’inadeguatezza della rete elettrica isolana sono alcune grandi imprese del comprensorio industriale catanese, che in una lettera indirizzata al governatore Rosario Crocetta, sottoscritta da Confindustria Catania, sollecitano un intervento per la soluzione delle problematiche energetiche che limitano il sistema produttivo. Destinatari della missiva anche gli assessori regionali ai Beni culturali, all’Energia, al Territorio e all’Economia.
“Operiamo in un contesto ambientale già svantaggiato – dice il vicepresidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco – caratterizzato da enormi carenze infrastrutturali e da una bassa qualità dei servizi. Tra le cause di queste difficoltà vi sono anche l’insufficienza della fornitura elettrica e costi dell’energia elevatissimi. Molte nostre aziende lamentano inoltre continue microinterruzioni che limitano i cicli produttivi a danno della competitività. Non c’è dubbio che il rafforzamento delle rete debba essere considerato una priorità da questa amministrazione regionale, se davvero si vogliono aiutare le imprese del territorio a competere nel mercato al pari delle altre”.
Per questo gli imprenditori sottolineano l’importanza di un’opera come la linea di trasmissione “Paternò – Priolo”, prevista nel piano nazionale di sviluppo della rete elettrica gestita da Terna, che interessa i territori di Catania e Siracusa, il cui iter autorizzativo risulta, però, bloccato da 5 anni a causa dei lunghissimi tempi necessari a definire la compatibilità dell’infrastruttura con i vincoli imposti dai piani paesaggistici provinciali.
“E’ un’opera che potrebbe offrire un contributo fondamentale in termini di miglioramento del servizio elettrico – aggiunge Biriaco – auspichiamo quindi che si possa trovare al più presto una soluzione che contemperi le giuste esigenze di tutela del paesaggio con le necessità di sviluppo del territorio. Non vorremmo che il costo del “non fare” si traducesse nell’ennesima tassa occulta a carico di cittadini e imprese”.