Realizzare una sinergia sempre più stretta tra imprese e istituzioni che possa rispondere in modo efficace alla crescente domanda di sicurezza e legalità che proviene dal territorio. A sostenere l’importanza di questo obiettivo, che può dare un deciso sostegno al rilancio dell’economia sana, sono stati il vicepresidente degli imprenditori etnei, Antonello Biriaco e il prefetto Silvana Riccio, nel corso di un incontro svoltosi stamane nella sede della Prefettura di Catania.
Al centro della riunione, alla quale era presente il direttore dell’associazione Fabrizio Casicci, le criticità del territorio, con un particolare focus sulla zona industriale di Pantano d’Arci, da anni al centro delle denunce degli imprenditori per il perenne stato di abbandono in cui versa.
“Abbiamo un patrimonio inestimabile di eccellenze produttive – ha ricordato Biriaco -, che rappresenta una risorsa per l’intera Sicilia. La ricchezza prodotta nella sola “cittadella” industriale catanese rappresenta il 15% del Pil manifatturiero dell’isola. Questo dato ci fa comprendere quanto il risanamento dell’area possa essere strategico in un quadro di rilancio economico complessivo della Regione”.
“In questo momento – ha aggiunto Biriaco – è fondamentale un lavoro di squadra che unisca tutte le istituzioni e gli enti deputati a gestire il comprensorio con in testa le imprese”. “Nell’ambito del Patto per Catania sono disponibili circa 740 milioni di euro di cui 11 diretti alla riqualificazione della zona industriale: è un treno che non possiamo perdere”.
L’incontro è stato anche l’occasione per anticipare i primi dati emersi da un monitoraggio condotto dall’ufficio studi di Confindustria Catania sulle difficoltà che vivono le attività produttive insediate nell’area industriale: i disagi derivanti dal maltempo, ad esempio, che rendono il comprensorio impraticabile a causa degli allagamenti, possono incidere con perdite fino al 2% sul fatturato annuo; le microinterruzioni di energia elettrica, dovute ad una rete di trasmissione obsoleta, hanno causato danni ad una singola azienda per 250 mila euro.
Al pessimo stato della rete viaria, inoltre, è ricollegabile l’80% degli infortuni sul lavoro che avvengono “in itinere”. Altra nota dolente è l’erogazione idrica: l’interruzione del servizio può colpire le imprese fino a 200 giorni l’anno, mentre in alcune contrade la fornitura è del tutto assente.
In questo quadro, la richiesta pressante degli imprenditori rimane quella di avviare una collaborazione capace di garantire una migliore sicurezza alle imprese, focalizzando l’attenzione oltre che sulla video sorveglianza anche sulla mappatura dei capannoni abbandonati, spesso ricettacolo di materiale pericoloso e quindi soggetti a roghi.
Da parte sua, il prefetto, sottolineando l’importante ruolo che Confindustria può avere nel dare una spinta costruttiva e propositiva al superamento delle criticità del territorio, ha espresso piena disponibilità a recepire le istanze degli imprenditori, auspicando una collaborazione sempre più “sentita e convinta” che possa contribuire a migliorare il contesto economico e sociale in cui operano le imprese.