Crocetta è in campagna elettorale da tempo, Cancelleri idem e il centrodestra ha recentemente lanciato le primarie. Si sussurra – nemmeno a voce troppo bassa – il nome dell’eurodeputato Salvo Pogliese come possibile candidato messo in campo da Berlusconi. Ma ancora il quadro è in via di definizione e l’esponente forzista nicchia.
– Grande è la confusione che regna nel centrodestra a livello nazionale e regionale. La scadenza delle Regionali incombe. Che quadro vede al momento e come si può uscire da questa impasse?
“Non credo ci sia “confusione” nel centrodestra, ma un animato e articolato dibattito tra le sue anime, e sono fortemente convinto che si riuscirà a trovare una sintesi sia a livello nazionale sia regionale dopo il fallimento del governo Crocetta, del governo Renzi e l’implosione del Pd”.
– I sondaggi danno un centrodestra unito secondo dietro il Movimento Cinque stelle. Si può superare la litigiosità dei protagonisti dell’ambito di destra siciliano per cercare di vincere o ci dobbiamo aspettare un altro caso analogo al 2012?
“Il fallimento del centrosinistra al governo, da Roma a Palermo, passando per Catania, è lampante e i cittadini hanno voglia di cambiare pagina. Il M5S ha ancora percentuali significative ma è pesantemente delegittimato dalla tragicomica esperienza amministrativa di Virginia Raggi a Roma, dallo scandalo delle firme false a Palermo, e dal puntuale fallimento dei sindaci pentastellati. Sono certo che il centrodestra riuscirà a ritrovare, e in tal senso stiamo lavorando, le ragioni dell’unità e potremo così rappresentare una seria e concreta alternativa alla politica di protesta, restituendo supremazia alla politica delle proposte e del fare”.
– In molti fanno il suo nome per la corsa a presidente, altri come sindaco di Catania. Cosa vuole fare Salvo Pogliese da grande?
“In molti hanno proposto il mio nome per due ruoli importantissimi e lo reputo un grande attestato di stima nei miei confronti di cui prendo atto, ma è una scelta molto delicata su cui sto riflettendo insieme alla mia Comunità”
– Com’è la Sicilia vista dall’Europa? Cosa ci manca per essere il vero centro nevralgico del Mediterraneo?
“Una terra unica e affascinante, e lo è di più ancora per chi come me vive quattro giorni a settimana nella grigia Bruxelles a 3 mila chilometri di distanza da essa, ma indubbiamente sono tanti, troppi, i problemi che la soffocano. Da decenni chi la ha governata è sembrato farlo senza un vero progetto di sviluppo per la Sicilia, tutto concentrato a mettere ‘pezze’ al problema dell’oggi senza pensare al domani e alle conseguenze negative che politiche di governo senza ampio respiro hanno determinato. Ed ora il conto è arrivato, con al comando il peggior governatore della sua storia, Rosario da Gela, la Sicilia è in ginocchio”.
– Quali sono le ricette per rilanciare l’isola o le linee guida che lei proporrebbe in un programma di governo?
“Prima di tutto rilanciare l’economia e creare le opportunità di lavoro attraverso una razionalizzazione delle spese, l’eliminazione degli sprechi, la riduzione delle società partecipate, sempre invocata da Crocetta e mai realizzata, con un modello di sviluppo che punti soprattutto sul turismo, grazie a un patrimonio archeologico monumentale e paesaggistico unico al mondo, puntando sull’agricoltura di qualità e sul comparto dei servizi, sfruttando il geocentrismo della nostra Isola”.