Michael controlla il suo tablet, poi racconta ai visitatori la storia del Monastero dei benedettini di Catania, il suo passaggio da edificio religioso a caserma, scuola e infine sede del dipartimento universitario di Scienze umanistiche. “Adesso la mappa ci dirà di spostarci verso il decumano“, annuncia. Poi fa un gesto un po’ impacciato e indica il cortile assolato. Michael, come gli altri compagni che oggi fanno da guide, è uno degli studenti dell’istituto comprensivo Coppola che da ormai un anno fa parte del progetto Monastero junior realizzato da Officine culturali in collaborazione con la fondazione Micron.
“Il progetto si articola sui tre anni delle scuole medie“, spiega Ciccio Mannino, presidente dell’associazione che si occupa della fruizione del bene monastico. Sostenuta dall’azienda che realizza semiconduttori, la fase preparatoria è terminata. Adesso gli alunni si dedicheranno agli step successivi. “Lavoreremo sul lungo termine con i bambini, che sono il vero obiettivo dell’iniziativa“. Grazie a Monastero junior, gli alunni di tre classi del plesso Caronda hanno studiato negli archivi dell’edificio di piazza Dante, guidati dalla presenza speciale del geometra Nino Leonardi, uno degli autori del recupero del monastero, scomparso nello scorso mese di novembre.
“I ragazzi hanno partecipato alle visite guidate, a casa hanno rivisto il materiale e a scuola l’abbiamo elaborato“, raccontano i docenti che li hanno seguiti. Poi, con il supporto di Marco Moltisanti del dipartimento di Matematica e informatica, è stata creata l’app vera e propria. Lo strumento multimediale, però, non è il vero scopo di Monastero junior. “Questi studenti vivranno per tre anni immersi in un ambiente come quello del monastero – sottolinea Mannino – In un mondo, quello della scuola di oggi, nel quale i progetti hanno una durata di pochi mesi al massimo, è una grande sfida“.
“Tracciare una mappa significa entrare nello spazio-tempo. E loro, da nativi digitali, sono molto abituati alle mappe“, sottolinea Rosaria Sardo, docente di Linguistica del Disum. E in effetti le piccole guide sono a proprio agio con una cartina che somiglia alla Mappa del malandrino della saga di Harry Potter. Gli alunni leggono le informazioni che loro stessi hanno realizzato, poi rielaborano i testi, coinvolgono gli altri compagni di scuola e quanti fanno parte del gruppo di visitatori. Alcuni hanno già coinvolto le famiglie, portandoli a visitare il complesso monastico. Si appropriano così di un luogo “che permette di far scattare una scintilla – conclude soddisfatto Mannino – Diventano cittadini veri e propri. Il monastero è un grande catalizzatore, permette che tutto ciò avvenga“.