“Ciao, sono lo zio Alberto. Mi è arrivata una cartella per un garage in via Fondachello. Ma non l’abbiamo venduto? E’ ancora intestato a me? Sai che faccio, me lo rivendo!”.
I nomi non sono quelli veri, ma la telefonata è reale. In questi giorni i catanesi stanno ricevendo dall’ufficio IMU del comune cartelle esattoriali che si riferiscono al 2012.
“Io questa casa l’ho venduta prima del 2012, perché debbo pagarci l’Imu?”.
E’ la domanda di una ex proprietaria al consulente al quale si è dovuta rivolgere per capire cosa fare di fronte alla “minaccia” (così viene considerata) della cartella esattoriale.
“Deve recuperare l’atto di compravendita per produrlo all’ufficio – è il consiglio tecnico del consulente interpellato – oppure fare una visura storica catastale dalla quale si evince che l’immobile oggetto della richiesta di pagamento tasse era stato già venduto, per cui non si era più proprietari nell’anno 2012 e, quindi, non tenuti al pagamento dell’Imu”.
Al palazzo dei Chierici, dove ha sede l’ufficio Imu (ma anche Tarsu, l’informazione può sempre servire) arriva le gente a protestare. Per la verità le proteste sono pervenute anche ai mezzi d’informazione, segnalando come le cartelle non siano corrette.
Per la precisione, l’ufficio si trova al secondo piano. Non c’è ascensore. Occorre quindi salire le scale, con evidenti difficoltà per le persone anziane oppure i disabili. Non c’è una sala d’attesa, che peraltro sarebbe insufficiente per contenere l’almeno un centinaio di persone che ogni giorno si presentano, ma solo un lungo corridoio. Ore d’attesa, dunque, non solo per entrare.
Ogni pratica può comportare, infatti, decine e decine di minuti per essere espletata. Infatti il povero contribuente deve presentare la documentazione che è indispensabile per ottenere la cancellazione della cartella. Documentazione che viene riscontrata e verificata al computer, con i dati in suo possesso, dal dipendente comunale.
Gli autori di questa furbata ne hanno pensata una insuperabile. Ai singoli condomini viene anche fatta pervenire la tassa che si riferisce alla casa del portiere che viene di solito pagata dall’amministratore del condominio. E quindi, il povero “disgraziato” inquilino deve munirsi di foglio catastale riportante i subalterni dai quali di deduce che quella tassa si riferisce proprio all’abitazione del portiere e che quindi non è dovuta.
Il risultato è che è stato attivato un meccanismo che sta creando problemi psicologici, innanzitutto ai destinatari delle cartelle che, temendo conseguenze pecuniarie, sono costretti a rivolgersi a consulenti per avere chiarimenti sui comportamenti e, quindi, l’assistenza professionale. In ogni caso un imprevisto esborso di denaro che non tutti sono in condizioni di potersi permettere e che comunque comporta la sottrazione di risorse alle esigenze fondamentali personali e della famiglia.