Per gli inquirenti ha un nome l’assassino che nel pomeriggio del 7 gennaio 2014 ha ucciso Maria Concetta Velardi all’interno del cimitero di Catania. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, a uccidere la donna colpendola con violenza con un grosso sasso in pietra lavica è stato il figlio della vittima, Angelo Fabio Matà. Il movente: una situazione conflittuale tra i due.
A ritrovare il cadavere della 59enne e allertare la polizia è stato lo stesso Matà, 44 anni, sottufficiale della Marina militare. Dopo aver spostato l’arma del delitto, e quindi sporcandosi le mani di sangue, ha chiesto aiuto a uno dei custodi. Alle forze dell’ordine ha testimoniato di essersi allontanato per prendere un caffè fuori dal camposanto e di aver scoperto al suo ritorno l’omicidio della madre.
Gli agenti intervenuti hanno trovato Maria Concetta Velardi riversa a terra, tra le cappelle del cimitero etneo, a poca distanza dalla tomba di famiglia. Durante il sopralluogo effettuato dalla polizia scientifica sono stati trovati alcuni sassi con delle tracce di sangue e i segni di una violenta aggressione. Esclusa fin da subito la rapina, poiché la vittima ancora indossava una catenina in oro.
Dai rilievi compiuti, è emerso che l’assassino avrebbe colpito la donna anche quando si trovava già a terra. Le abrasioni sulla schiena di Velardi, inoltre, hanno lasciato intendere che l’aggressore l’abbia trascinata lontano da eventuali sguardi indiscreti. Un elemento che ha fatto pensare agli inquirenti che l’omicida avesse una notevole forza fisica.
Secondo la ricostruzione del medico legale, Maria Concetta Velardi è morta dopo un’agonia di 30-40 minuti, tra le 15.30 e le 15.45, proprio mentre l’uomo si trovava ancora all’interno del cimitero. Per allontanare da sé ogni sospetto, Matà avrebbe cercato inutilmente di costruirsi un alibi, facendo un giro con la vettura e allontanandosi dal luogo del delitto e chiamando aiuto al suo ritorno. Ma gli inquirenti – oltre all’analisi dei tabulati telefonici – hanno trovato delle tracce di sangue sulla maniglia della sua auto e sono emerse le testimonianze di tre persone che hanno sentito madre e figlio litigare poco prima dell’omicidio. Inoltre è stato trovato un graffio, fatto dalla donna, sulla mano destra di Angelo Matà.
Secondo gli inquirenti, Angelo Matà avrebbe avuto un’accesa lite con Maria Concetta Velardi. Tra i due da tempo ci sarebbe stato del rancore, culminato con l’omicidio compiuto a pochi passi dalla tomba dove si trovavano sepolti il padre e il fratello del presunto assassino. L’uomo adesso si trova nel carcere di piazza Lanza.