Gatto Blu, Astorina – Ulisse: "Omero ha esagerato, invece io, Francesca, Nuccio, Luciano e Pippo… pure"

Gatto Blu in scena, foto di Andrea Grasso
Gatto Blu, Muccio Murabito, Gino Astorina, Francesca Agate , Luciano Messina. Pippo Marziale. (Foto di Andrea Grasso)
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Ancora una volta il gruppo storico di cabaret catanese formato dall’attore, capocomico e direttore artistico Gino Astorina, insieme ai fascinosi ed esilaranti Nuccio Morabito, Pippo Marziale, Luciano Messina e Francesca Agate nella sala “Harpago” di Catania, regala al suo amato pubblico una serata con tanta comicità, allegra e pimpante.

Continua con l’odissea felice del Gatto Blu attraverso il racconto epico di Omero, parodiando il mitico personaggio per respirare con un po’ di risate ma anche di riflessioni. Uno spettacolo vario nei temi e nei motivi, ricco di colore, vitalistico e brioso attraverso quadretti di vita reale tra la classicità e la vita di oggi, mettendo in risalto la continuità dei due periodi, due poli che si intersecano fascinosi tra avventure d’amore, ricordi, fatiche quotidiane, tradizioni culinarie.

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Ulisse-Astorina e l’ensemble si rivelano custodi di un’umanità unica e universale e danno vita con parole pregne di gesti e storie al nuovo. Simpatiche le elaborazioni che hanno riscosso lunghi e continui applausi da parte del pubblico che ha collaborato attivamente divertendosi citando Itaca, Ite–accà, unica isola con denominazione onomatopeica, ma non manca neanche il riferimento simpatico alla politica locale e italiana; Ulisse-Astorina ci traghetta in questo percorso esaltando lo spirito catanese, così tra “oroscopate” del grande Zeus, cibo di colonnata passando tra Scilla e Cariddi, emerge lo spirito critico e storico, che con archetipi collettivi strappa risate. Astorina, contemporaneo classico ma con risvolti introspettivi sistemici.

Omero è stato “esagerato” con Ulisse. Dopo vent’anni il cane lo riconosce, sicuramente impossibile: il cane Argo non poteva godere di così lunga vita e poi al povero Ulisse hanno rubato le pecore. Un cabaret ancestrale che gioca su un mito, lo smonta quasi con irriverenza e intelligenza e continua con Polifemo ed anche con la nutrice che riconosce la ferita di Ulisse. Una critica sottile arguta all’Odissea. Eumeo (è ‘u meo, in paternese).

gatto blu

Ed ecco Ulisse che, dopo tante lotte, rischia la propria vita per ritornare in patria riconquistare e guardando la sua amata Penelope “non riuscì a proferir parola” era incantato e lei lo guarda e dice “chi sei tu straniero?” e lui per il dolore che non viene riconosciuto è come se avesse ricevuto più di mille frecce e mille lance. E poi il letto del povero Ulisse costruito sul tronco e che dire del figlio Telemaco uguale ai figli di oggi irresponsabile … ed ecco che si squarciano le nubi e Zeus, dall’alto,:” … te l’avevo detto”.

E dalla prelibata Odissea una ridefinizione finale di Astorina “sul palco l’applauso è come fare l’amore metaforicamente con voi”. Riesce sempre a conquistare il pubblico intercalando i suoi aneddoti usando un alternato registro linguistico e vocale.

Si passa ai simpatici siparietti della compagnia Harpago di Gatto Blu a fare centralinista che gioca al cruciverba in ospedale e non mancano le critiche alla Sanità e alle ambulanze, e tutto il gruppo riesce a fare il profilo e cogliere le inefficienze sanitarie. E poi continuano le poste italiane e la fila per pagare la tassa che permette di entrare in Europa.

Così tra travestimenti capovolgimenti e sorprese si chiude lo spettacolo “si nun ci siti vui, a ccu c’a cuntamo?” un ringraziamento va alla cabina di regia: Giuseppe Scuderi, Mariella, Maria Teresa e Cettina.

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