Mafia dei Nebrodi, sequestrato patrimonio alla famiglia Pruiti

L'operazione della Dia di Catania ha colpito i beni collegati a Giovanni Pruiti. Grazie al sodalizio con i Santapaola-Ercolano, ma anche con boss palermitani, controllerebbe il territorio tra Cesarò e Bronte. Sigilli a terreni, imprese e mezzi, ma anche fondi erogati dallo Stato

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Terreni, imprese, mezzi; ma anche fondi erogati dallo Stato. Un patrimonio dal valore di diversi milioni di euro sequestrato a Giovanni Pruiti, considerato dagli inquirenti referente del clan mafioso Santapaola-Ercolano per il territorio dei Nebrodi. L’operazione – condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Catania – ha colpito i beni collegati alla famiglia Pruiti, attiva tra le province di Messina, Enna e Catania e stabile nei Comuni di Cesarò e Bronte.

Nel mirino della Dia sono finite imprese del settore agricolo – sia nell’allevamento che nella coltivazione -, un capannone a Cesarò, terreni, rapporti finanziari e titoli Agea, ovvero i fondi statali dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Ancora incerto il valore totale del sequestro, che le forze dell’ordine stanno quantificando.

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Al centro della ricostruzione degli investigatori, che da tempo stanno stringendo il cerchio attorno alla mafia dei Nebrodi, ci sono Giovanni Pruiti – 41enne fratello dell’ergastolano Giuseppe condannato per associazione mafiosa – e la compagna Clelia Bontempo. Il nome di Giovanni Pruiti era emerso anche in occasione di un’altra operazione e in quell’occasione era stato arrestato con l’accusa di essere il capo del clan di Cesarò e di aver avviato una serie di intimidazioni ai danni del presidente dell’Ente parco Giuseppe Antoci, culminate in un agguato al quale è fortunatamente scampato. Il gruppo criminale avrebbe cercato di ottenere il controllo dei terreni per ottenere i relativi benefici economici, ostacolando altri possibili compratori con pressioni e minacce. E Antoci, a seguito della stipula di un protocollo di legalità, ha messo un freno deciso alle mire del clan sul territorio.

Il collegamento tra Giovanni Pruiti e il capoluogo etneo è stato individuato attraverso il boss Salvatore Catania. Un’alleanza che avrebbe permesso con il metodo mafioso di ostacolare ogni iniziativa agricola o imprenditoriale nei Nebrodi tanto da condizionare il mercato. I pm hanno trovato anche dei collegamenti con il boss Vincenzo Aiello e referenti di Cosa nostra palermitana. Clelia Bontempo, invece, avrebbe avuto un ruolo per l’ottenimento dei fondi Agea.

Soddisfatti i magistrati che hanno lavorato all’operazione. “La mafia dei Nebrodi viene colpita in un uno dei suoi pilastri fondamentali: il patrimonio“, afferma il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia. “La ‘mafia dei pastori’ si è evoluta in ‘mafia dei terreni e degli affari’“, sottolinea. Poi mette in risalto la pericolosità della famiglia Pruiti, “in grado di tenere i rapporti sia con la mafia tortoriciana sia con quella dei Santapaola“.

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