CATANIA – Nunzia Catalfo arriva a piedi, Mario Giarrusso in moto. Giulia Grillo, Giancarlo Cancelleri e Gianina Ciancio sono già dentro. Nel foyer del teatro Abc di Catania, a 31 giorni dalle elezioni, si dividono programmi elettorali e non si dubita che il governo Di Maio, a partire dal 5 marzo, inizierà a realizzarli. Le ansie degli addetti ai lavori con gli attivisti non attaccano. Qui contano i problemi normali delle persone normali.
Non ci sarà la maggioranza? Ma certo che ci sarà. In caso contrario, appello pubblico ai partiti per un appoggio in Aula sulle singole proposte. La certezza è che si spazzerà via il sistema di potere renziano. Specialmente in Sicilia sarà sfida aperta con il centrodestra. Berlusconi? Avete sentito, è stato costretto a fermarsi. C’è chi dice che sia già morto. In ogni caso, non ce la fa a star dietro al Rally del nostro Luigi.
Che arriva direttamente da Acireale (cliccando il link le dichiarazioni di stamattina) a bordo di un monovolume nero bordato tricolore. Dietro di lui, da stamattina, a documentare la sua campagna elettorale c’è Pif. Poche dichiarazioni ai giornalisti. “Cosa risponde a chi parla di governo di coalizione?”. “Gli chiedo cos’ha bevuto”. Via dentro ad incontrare i catanesi presenti in sala. L’introduzione è affidata al vicepresidente dell’ARS Giancarlo Cancelleri. Che ricorda i tre mesi trascorsi fianco a fianco con il candidato premier durante la campagna per le Regionali dello scorso 4 novembre. “Abbiamo preso 700.000 voti e rotti. Il 4 marzo dovranno essere 1.000.000. Perché sono un milione i buoni motivi per votare Luigi”.
Applausi. Segue presentazione delle donne candidate nei collegi uninominali nel catanese. Giulia Grillo, Nunzia a Catalfo, Laura Paxia, Tiziana Drago. Poi arriva lui. “Siamo gli unici a correre con un simbolo e un candidato premier – esordisce Di Maio – prima del voto avrete anche la squadra dei ministri. Gli altri si sono messi insieme soltanto per sopravvivere un po’ di più, lo sapete. Ne votate uno e ve ne trovate un altro a Palazzo Chigi”. Il discorso vira poi sulla Sicilia: “Quest’isola potrà dare un grande contributo. L’ho visto vivendoci per mesi durante la scorsa campagna elettorale, poi ha vinto Nello Musumeci ma almeno potete vedere cosa significa il caos del centrodestra al governo. Qui ci sono tante persone sotto la soglia di povertà, che per l’Eurostat è di 780 euro al mese. Insieme a Nunzia abbiamo varato il reddito di cittadinanza, dobbiamo garantire anche la pensione di cittadinanza per diventare un Paese civile”.
Occupazione, lavoro, imprese, microcredito alle imprese finanziato con i tagli delle indennità ai parlamentari. Ma anche crescita demografica, dice il candidato premier guardando la candidata Tiziana Drago, già presidente dell’Associazione Famiglie numerose. “I figli sono un atto d’amore e dobbiamo assicurarci che abbiano una vita serena. Dobbiamo guardare alla Francia come modello”. E i soldi dove si trovano? “Quando sono arrivato alla Camera dei Deputati quel Palazzo costava 1 miliardo di euro. Oggi costa 200 milioni di meno. Abbiamo visto il bilancio di Montecitorio e vi assicuro che c’erano delle cose incredibili, compresa la famosa assicurazione delle punture d’insetto. Se si vuole questo Paese cambia. Ma per cambiarla devi essere libero”.
La sala catanese si scalda, partecipa, applaude. Certo in Sicilia ci sarà da vedersela con un centrodestra agguerrito. Negli studi sulla media ponderata tra i sondaggi la colazione di Forza Italia batterebbe il M5s per 11 colleghi uninominali ad 8 per la Camera dei Deputati. “Ci sono trenta giorni per rimboccarci le maniche, saranno i giorni più difficili”, avverte il candidato premier. “Date una lezione a questa gente, non fatevi usare come bacino di voto con questi signori. Quelli che vi raccontano che avete qualcosa in comune con Bolzano, cioè la candidata Maria Elena Boschi”.
Ancora applausi, qualcuno grida bravo. La giornata siciliana di Di Maio proseguirà a Siracusa e Ragusa. E il candidato premier annuncia di voler tornare ancora. “Il prossimo mese vale i prossimi dieci anni – conclude – la nostra è una rivoluzione gentile, l’abbiamo fatta per le strade e la faremo dal Governo del Paese”.