SICILIA – Sono ben 96 i comuni che rischiano di restare a bocca asciutta e soprattutto senza cantieri per opere necessarie, se quanto previsto nella prima lettura al Senato del Decreto Milleproroghe viene approvato, ossia la sospensione del Bando per le periferie. Che tradotto significa niente più cantieri per caserme, illuminazione, infrastrutture e trasporti, attività sociali e culturali.
La speranza, adesso, è che la Camera modifichi il testo.
La nostra Regione è quella più penalizzata: 40 i milioni di euro che erano stati destinata alle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina; a questi vanno aggiunti altri 18 milioni di euro per Palermo e Ragusa, 16 per Catania e Agrigento, 13 Siracusa, quasi otto a Caltanissetta, meno di cinque per Trapani ed Enna. Fondi che, come detto, avrebbero avuto un effetto moltiplicatore grazie ai cofinanziamenti pubblici e privati: a Palermo, per esempio, si sarebbe arrivati a 118 milioni per la sola città capoluogo, altri 100 per l’area metropolitana; a Catania si parla di 58 milioni, tra città ed ex provincia, ad Agrigento di 33, a Siracusa di 17. L’unica a essersi salvata è stata Messina città che è rientrata tra i primi 24 enti locali che hanno già ricevuto i soldi senza problemi; non è andata meglio all’ex provincia di Messina che è in attesa come gli altri enti locali dell’isola.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Catania Salvo Pogliese che in una nota ha scritto: “In tutte le sedi di governo, con il ministro Salvini e il sottosegretario Candiani, abbiamo già sollecitato con forza la necessità di modificare la norma varata in prima lettura di sospensione del Bando di riqualificazione delle periferie del Millproroghe, che solo per Catania e la sua provincia impedisce la realizzazione di ben 58 milioni di opere pubbliche di primaria importanza. E’ ncessaria, a questa punto, una mobilitazione anche della deputazione nazionale eletta in Sicilia per modificare il testo in questi giorni in discussione alla Camera dei Deputati, perché, come più volte denunciato dall’Anci nazionale e regionale con cui operiamo in stretta sintonia, tale provvedimento, se confermato, determinerebbe la mancata erogazione di risorse, pari a un miliardo e seicento milioni. Risorse già assegnate agli enti territoriali, comuni e città metropolitane, per cui le amministrazioni coinvolte, come la nostra hanno, già impegnato spese per la progettazione e avviato iter procedurali. Solo per la Sicilia si tratterebbe di un danno economico di circa 400 milioni di euro che colpirebbe ben otto comuni capoluogo, le tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i moltissimi comuni delle tre ex province, coinvolti nei progetti che, se bloccati, aggraverebbe l’emergenza sociale di zone con livelli alti di degrado sociale e infrastrutturale. Insieme ad altri sindaci siamo pronti, se necessario, anche a iniziative legali, per convincere il governo e il Parlamento affinché questa norma venga modificata nell’interesse delle comunità locali e dei territori”.