CATANIA – Esiste un rapporto tra la disinformazione e la creazione del nemico? Come gruppi di pressione economici e politici riescono a sfruttare questo meccanismo per la creazione del consenso? Come difendersi da sistemi di propaganda informatica che costano migliaia di euro al giorno? Sono alcune delle domande al centro dell’incontro su “fake news e costruzione del nemico” svoltosi ieri presso il salone “Loyola” della Parrocchia Crocifisso dei Miracoli di Catania.
Ad intervenire all’incontro, organizzato dalla Rete Restiamo Umani #Incontriamoci, la sociologa Graziella Priulla e i giornalisti Pinella Leocata e Valerio Musumeci. A presentare l’iniziativa il professore Rosario Mangiameli, Ordinario di Storia alla Facoltà di Scienza Politiche dell’Università di Catania, mentre la moderazione è stata affidata a Padre Gianni Notari, docente di Antropologia Culturale alla Pontificia Università Teologica di Sicilia.
Un tema di stretta attualità, quello delle fake e della costruzione del nemico, in un Paese che deve confrontarsi con recrudescenze razziste e con una crescente insofferenza nei confronti del diverso, a partire naturalmente dall’immigrato visto come un pericolo da contenere – di scuola a proposito il caso della nave “Diciotti”, per giorni in stallo al Porto di Catania senza che i profughi a bordo potessero sbarcare – arrivando ad altre categorie spesso oggetto di pressioni e strumentalizzazioni. Il cui “luogo” deputato è sempre più spesso la rete, habitat naturale delle fake news.
A chiarire i meccanismi tecnici delle fake e della comunicazione contemporanea, nel corso del suo intervento, è stata Graziella Priulla. Che ha indicato anche le possibili soluzioni al problema: “Bisognerebbe che il popolo si riappropriasse della capacità di informarsi criticamente – ha detto la sociologa – in rete si trova tutto, basta saper cercare. Certo bisogna che i giornalisti smettano di inseguire ogni respiro dei leader, impegnandosi invece in un’operazione di fact checking. Servono più fatti e meno emozioni”.
A ribadire l’importanza di fare buona informazione Pinella Leocata: “Tocca alla nostra categoria dare al lettore gli strumenti interpretativi – ha detto la giornalista – purtroppo spesso anche i giornali sono travolti dagli eventi e perdono questa funzione di approfondimento e demistificazione. Per mesi, per esempio, si è detto che i profughi prendessero 35 euro al giorno, e molta gente ne è ancora convinta. Noi dobbiamo ricordare che quei soldi non li prende l’immigrato ma chi ha il compito di ospitarlo”.
A riportare alcuni esempi di fake news occorsi ultimamente anche nella nostra città è stato Valerio Musumeci: “Come tutti ho seguito il caso della nave Diciotti – ha detto il collaboratore di Hashtag Sicilia – ed anche in quel caso circolarono fake clamorose come quella sui manifestanti pagati 200 euro a testa per stare al Porto a chiedere lo sbarco di quelle povere persone. E’ evidente che abbiamo ormai a che fare con un pubblico incapace di comprendere ciò che legge. Confrontarsi con questo pericolo è la sfida dell’informazione”.
A seguire gli interventi un ampio e partecipato dibattito sulle modalità pratiche di rispondere al bombardamento mediatico in corso. Un’iniziativa riuscita, da parte della Rete Restiamo umani, che ha annunciato nelle prossime settimane altri incontri.
(Foto: Amalia Zampaglione)