CATANIA – E’ di qualche giorno fa la notizia che la Cassazione ha confermato la sentenza della corte d’appello di Milano e ha quindi dato ancora ragione a Silvio Berlusconi nella causa contro l’ex moglie Veronica Lario, che dovrà restituire quanto ricevuto a titolo di assegno divorzile.
Una sentenza che avrà un peso in cause simili: come, infatti, sottolineato dalla Cassazione l'”oggettivo squilibrio” tra le situazioni economiche di Berlusconi e Veronica Lario “non discende dall’impostazione della vita coniugale e familiare”, e inoltre l’esclusione del diritto all’assegno di divorzio è dovuto soprattutto “dal fatto, non contestato, della formazione dell’intero patrimonio della ricorrente da parte dell’ex coniuge”.
Ma, da un punto di vista meramente legislativo, cosa cambierà e sopratutto cosa significa questa sentenza? Ne abbiamo parlato con l’avvocato Dario Seminara che evidenzia subito come questa sentenza si è ottenuta perché è “cambiata l’interpretazione della legge: il divorzio fu introdotto in Italia solo nel 1970, con legge n. 898. il cui articolo 5 ha sempre previsto la possibilità dell’assegno in favore del coniuge debole, ma tenuto conto (anche) ‘del contributo personale ed economico dato alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune’. Già con sentenza della prima sezione della Cassazione n. 11504/17, c.d. Grilli, dal nome del marito resistente, era stato negato l’assegno alla ex moglie, perché si era voluta considerare la natura solo assistenziale dell’assegno, e in quel caso la ex moglie era economicamente autosufficiente. A seguito di detta rivoluzionaria sentenza, fu (dal Tribunale milanese, sentenza 22.05.17) detto che al coniuge che guadagna 1.000 euro al mese non spetta l’assegno. E dalla Corte di appello milanese fu revocato (sentenza del 16/11/2017, n. 4793) l’assegno di euro 1,4 milioni al mese proprio pagato da Berlusconi alla ex moglie. Ma la Cassazione a Sezioni Unite, con sentenza 11.07.18 N. 18287, ha rimesso nuovi e definitivi paletti all’assegno divorzile: da un lato si nega il diritto del coniuge debole a mantenere il tenore di vita coniugale; ma dall’altro si afferma la natura perequativa compensativa dell’assegno divorzile che, quindi – con la premessa di differenze reddituali tra i coniugi – spetterà solo al coniuge che comprovi aver contribuito alla formazione del patrimonio dell’altro coniuge”.
Dunque, alla luce di quanto spiegato dall’avvocato Seminara, si possono trarre conclusioni utili anche per altri casi: “Le sezioni unite con sentenza 12287/18 hanno definitivamente deprivato il matrimonio della sua natura patrimoniale, escludendosi che esso possa equivalere all’acquisto di una rendita di posizione. La natura dell’assegno divorzile è assistenziale – compensativa. Per cui deve tendersi a equilibrare la situazione reddituale degli ex coniugi solo se l’ex coniuge debole abbia dato a prova di aver concretamente contribuito al patrimonio familiare”.
Citando ancora il caso Berlusconi/Lario, “la signora Bertolini che grazie al matrimonio col Cavaliere si è arricchita, non aveva diritto all’assegno, ed ha tirato troppo la corda, danneggiando se stessa (oltre che l’immagine del padre dei suoi tre figli). Se Veronica Lario potesse tornare indietro, son certo che eviterebbe – come fece – di ingiuriare pubblicamente il marito, e magari con questo cercare un ideale assetto degli interessi propri e dei figli. Se così avesse fatto, avrebbe guadagnato in danaro e serenità. Si sarebbe recata in uno Studio legale (senza salir le scale del Tribunale) e in pochi mesi avrebbe concluso separazione e divorzio, tramite negoziazione assistita, evitando lo strepitus fori.
Ma, avvocato Seminara, secondo Lei queste norme sono corrette o potrebbero cambiare?
“Stante l’intervento delle sezioni unite, che ha rimesso la barra al centro, improbabile è che cambi l’interpretazione della legge. Potrebbe cambiare la legge, subordinando l’assegno alla mancanza dell’autosufficienza economica del richiedente, magari permettendo i patti prematrimoniali. Ma è difficile che a breve la legge sia cambiata. Nell’attesa, al divorziato che si ritiene onerato di un assegno eccessivo, potremmo consigliare di riverificare propri redditi e patrimonio, e paragonarli a quelli dell’ex coniuge beneficiario dell’assegno. E se vi sono modifiche, si potrà richiedere la riduzione dell’assegno, anche in considerazione della nuova interpretazione della legge sul divorzio”.