Catania, sit-in dei genitori degli studenti disabili: "I nostri figli non sono alunni di serie b"

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CATANIA – Ogni anno la stessa storia. E’ il grido dei genitori degli alunni disabili delle scuole catanesi, riunitisi stamattina a piazza Università per protestare contro i ritardi nell’assegnazione dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione e di assistenza igienico-personale, senza i quali per i ragazzi con disabilità è impossibile cominciare la scuola. Un ritardo che rischia di creare una vera e propria discriminazione, denunciano i genitori, tanto più paradossale se si pensa che si tratta di servizi fondamentali che dovrebbero essere garantiti. 

“Anche quest’anno, come l’anno scorso, la scuola inizierà nel mese di settembre, ma non inizierà per tutti gli alunni allo stesso modo – si legge nel manifesto distribuito in piazza – Vi saranno, esattamente come l’anno scorso, bambini e ragazzi di serie a e bambini e ragazzi di serie b, cioè gli alunni con disabilità grave. Anche quest’anno i servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione e di assistenza igienico-personale, essenziali per la vita e l’inclusione scolastica degli alunni, non partiranno dall’inizio dell’anno scolastico, né nel Comune di Catania né nella Città Metropolitana”. I genitori sottolineano anche la carenza del  trasporto scolastico, “letteralmente scomparso da anni da ogni orizzonte programmatorio”.

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“L’anno scorso ci fu detto di stringere i denti – continuano i genitori – che c’era il dissesto e che l’amministrazione precedente non aveva programmato le risorse e non c’erano soldi per garantire i servizi. I denti le famiglie li hanno stretti moltissimo, perché gli fu detto che il prossimo anno le cose sarebbero cambiate. Abbiamo sopportato e tollerato che il servizio Asacom partisse a dicembre, tre mesi dopo l’inizio della scuola! Abbiamo sopportato e tollerato che i servizi rischiassero di essere sospesi, dapprima nel mese di aprile e che poi fossero sospesi realmente per una settimana nel mese di maggio. Abbiamo sopportato e tollerato una fortissima contrazione di questi diritti, concessi appena sei ore settimanali ad alunno, cioè un’ora al giorno!”.

“Ora, però, non siamo più disposti a sopportare e tollerare che i bambini con disabilità siano ancora una volta discriminati pesantemente, costretti a pagare colpe non loro – concludono i genitori – si finge di non ricordare che stiamo parlando di servizi essenziali, di violazione gigantesca di diritti fondamentali delle persone e delle leggi, come tali riconosciuti dalla nostra Costituzione e da plurime sentenze della Corte Costituzionale, che più volte ha ribadito che per tali servizi non esiste il vincolo delle risorse disponibili. Ora basta!”. 

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