Intervista a Giuseppe la Vecchia (Cna Palermo): "La crisi non è finita, ma insieme possiamo ripartire"

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Presidente La Vecchia, lo scorso 26 ottobre si è svolta l’assemblea nazionale della Cna ad Ancona, partecipata da oltre 6000 imprenditori. Una grande prova di forza.

Abbiamo mostrato i muscoli. Il fatto che l’assemblea si sia svolta nelle Marche, terra di piccole e medie imprese e imprenditori coraggiosi, dimostra quanto la Cna sappia essere presente sul territorio nazionale. Sono intervenuti rappresentanti da tutta Italia, ed anche dalla Sicilia con una folta delegazione.
Quali sono state le vostre richieste?
Nella nota introduttiva il Presidente nazionale Vaccarino ha chiesto al premier Conte e al Ministro Patuanelli, presenti in sala, precisi interventi per la salvaguardia delle piccole e medie imprese. Scongiurare l’aumento dell’Iva – che sarebbe una iattura per le pmi -, la deducibilità dell’Imu sui capannoni industriali, e ancora un intervento sugli sportelli unici, che non funzionano.
Sono gli sportelli che dovrebbero aiutare a snellire le procedure burocratiche.
In teoria. La deburocratizzazione è fondamentale per le nostre imprese, ma malgrado i molti annunci degli ultimi anni non vediamo ancora il punto di arrivo.
Per il Mezzogiorno, che è l’area che ha sofferto maggiormente la crisi – specialmente per quanto riguarda l’artigianato, ma non solo – c’è stata qualche richiesta specifica?
Citando le parole del Presidente Vaccarino, noi abbiamo la testa in Europa e i piedi in nord Africa. Malgrado questa dicotomia, che potrebbe dare slancio all’economia e quindi alle nostre imprese, non riusciamo ad ottenere alcuni strumenti indispensabili. Come le autostrade del Sud, necessarie per favorire lo sviluppo.
Il vecchio tema delle Infrastrutture, insomma.
Purtroppo da questo punto di vista le nostre imprese restano al palo.
Rispetto a queste richieste specifiche, cosa hanno risposto il Presidente Conte e il Ministro Patuanelli?
Il ministro ha assicurato attenzione verso le imprese. Nello specifico, ha parlato di investimenti per il supporto delle imprese 4.0: superammortamento, credito d’imposta su ricerca e sviluppo, formazione. La digitalizzazione è e sarà sempre più la nuova frontiera. E’ un settore che ci vede coinvolti, ma dobbiamo saper governare questo cambiamento.
E il premier Conte?
Il presidente ha ribadito che l’Iva non aumenterà e si è impegnato a trovare i 23 miliardi necessari a scongiurare l’aumento senza pesare sui cittadini e le imprese.
Senza mettere nuove tasse, insomma.
Vedremo nel dettaglio cosa avverrà nella manovra. Intanto l’aumento dell’Iva pare certamente scongiurato. Conte ha detto che servono “fiducia” e “coraggio”. Le nostre imprese hanno dimostrato di averne.
Veniamo alla Sicilia. Guardando le iscrizioni e le cancellazioni dall’albo, risulta che tra il 2008 e il 2018 la nostra Regione ha perso circa 10.000 imprese. Questa crisi tremenda è alla spalle o no?
La crisi è ancora in atto. Noi vediamo qualche possibilità di recupero, ma se la Regione Siciliana non si attiva su alcuni punti, come chiediamo da tempo, sarà difficile e forse impossibile risalire la china.
Cosa chiedete alla Regione?
Anzitutto chiarezza amministrativa. Per quanto riguarda le infrastrutture, ad esempio, da quando sono state superate le Province non è chiaro di chi sia la competenza su autostrade e strade provinciali. E poi il rilancio delle imprese, che deve passare dal nostro essere isola. Siamo l’avamposto dell’Europa al centro del Mediterraneo, dobbiamo sfruttare questa posizione strategica.
Negli ultimi anni, più che altro, l’abbiamo subita.
Questo deve cambiare. I nostri porti sono una grande risorsa. Poi c’è la questione dell’accesso al credito, linfa fondamentale per le imprese, con il sostegno ai consorzi Fidi e l’abbassamento dei tassi d’interesse. E ancora, la ripartenza del mercato edilizio, che può essere spronata da misure come ecobonus sismabonus. Infine il turismo, settore sul quale come Cna stiamo investendo molte energie.
Se un giovane oggi venisse a dirle che vuol fare impresa, lo incoraggerebbe o gli consiglierebbe di dedicarsi ad altro?
Un tempo i giovani frequentavano sia la scuola che la bottega, e integravano le conoscenze dell’una e le competenze dell’altra. Ciò consentiva una maturazione dei ragazzi, una predisposizione a mettersi in gioco, ad aprire un’attività. Bisogna recuperare quel modello virtuoso. A un giovane oggi consiglierei anzitutto di formarsi. Il resto verrà da sé.
E a coloro che fanno già impresa cosa consiglierebbe?

Consiglio di unirsi, di cooperare, di fare squadra, ciascuno con le proprie specificità. Solo così sarà possibile resistere a mercati sempre più ampi e globali.

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