Natale 2020, la CISL scrive alle istituzioni cittadine con le parole del profeta Isaia

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“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Sono le parole del Profeta Isaia che Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, ha scelto per fare gli auguri del Natale 2020, l’anno della pandemia e dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica, alle istituzioni cittadine.

Un messaggio cristiano di speranza che oggi risuona forte come messaggio propulsivo di carità, coesione e fratellanza, inviato al Sindaco, al Prefetto, al Rettore, al Questore. E come ulteriore sprone alla quotidiana azione sindacale.

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«Accanto ai sacrifici, ai quali sono stati chiamati i cittadini, lavoratrici, lavoratori, famiglie, giovani e anziani – afferma Attanasio, evidenziando i contenuti salienti della lettera – non possiamo che sottolineare anche l’impegno delle istituzioni che, in quest’anno profondamente tortuoso, ha richiesto un considerevole sacrificio e una costante dedizione, quale manifestazione di un profondo spirito di servizio nei confronti di tutta la comunità catanese.

«Mai come quest’anno – scrive il segretario della Cisl catanese – le festività natalizie giungono in pieno periodo di preoccupazioni e incertezze, come quelle che stiamo attraversando, in relazione alla crisi pandemica che sta investendo a più livelli le nostre esistenze.

«A volte ci si chiede quale sia il significato reale degli “auguri” che ci scambiamo sempre in occasione delle feste più importanti. Ci diciamo “auguri” perché speriamo sempre che qualcosa migliori, sia più bello, più pieno di significato per noi, per le persone a noi più care e per tutte quelle persone di cui nutriamo profonda stima e rispetto».

«Questo momento straordinario – conclude il numero uno della Cisl etnea – conduce donne e uomini del sindacato, accanto alle istituzioni, a intensificare il proprio agire, e a dare ulteriore valore al proprio impegno sociale, con particolare attenzione nei confronti delle fasce più deboli e fragili della collettività; a dare sempre più spessore e consistenza al mandato sociale al quale siamo chiamati, perché è nel tempo in cui viviamo che, seppur abbiamo imparato a disimparare, dobbiamo farci prossimi e dare il meglio di noi, generando speranza e futuro per i giovani e per tutta la società».

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