Tra le tante cose di cui scrivono e parlano giornali e televisioni questa sera, “ Riserva di Caccia “, la rubrica di Hashtag Sicilia che prende di petto personaggi, fatti ed opinioni senza fare sconti a nessuno, si occuperà della campagna di vaccinazione.
Si parlerà di questo tema perché, nonostante la narrazione trionfalistica delle scorse settimane, le cose su questo versante non procedono per il verso giusto.
Non solo perché l’Italia è al 25° posto su 27 Stati dell’Unione per percentuale di popolazione immunizzata e la Sicilia al 12° posto su 21 Regioni, ma anche perché si registrano alcune questioni davvero paradossali: un settantenne nato nel territorio X rischia di essere vaccinato 3-4 mesi dopo di un altro suo coetaneo residente nel territorio Y.
Ritardi e paradossi riconducibili alla decisione presa dal governo precedente di aderire all’iniziativa promossa dall’Unione europea in materia di approvvigionamento di vaccini.
Una decisione in linea teorica giusta perché muovendosi insieme a tutti i Paesi dell’Unione si sarebbe potuto fare maggiore massa critica e di conseguenza ottenere condizioni migliori sia come prezzi sia come forniture.
Solo che la Commissione ha puntato quasi tutto sul vaccino Astra Zeneca che, oltre ad avere il vantaggio di costare meno, si conserva e si trasporta con maggiore facilità. Purtroppo, però, Astra Zeneca è arrivato molto tempo dopo rispetto al vaccino Pfzer.
Il risultato, per quando riguarda il nostro Paese, è stato che avrebbe dovuto ricevere 28,2 milioni di dosi, mentre, invece, ne ha ricevuto 2 milioni a gennaio, 4,5 milioni a febbraio e spera – senza alcuna certezza – di ottenerne altri 6 milioni a marzo, quindi complessivamente meno della metà di quanto pattuito.
Ma come si sono mossi gli altri Paesi? Gli Stati Uniti dopo una iniziale sottovalutazione da parte del precedente presidente americano, passata l’illusione ha investito molti milioni di dollari per la ricerca e la produzione del vaccino e imposto, nel contempo, la logica monopolistica secondo la quale prima vengono gli americani.
La Gran Bretagna dopo le prime titubanze sugli effetti della pandemia si è mossa sulla stessa scia degli USA e attualmente ha Iniettato la prima dose a oltre 20 milioni di britannici.
Israele, infine, ha già vaccinato quasi l’intera popolazione, senza preoccuparsi, però, dei palestinesi. Solo dopo le pressioni esercitate dall’Onu si è impegnata a consegnare 5.000 dosi, su una popolazione di 2 milioni di abitanti.
Il nuovo governo, quello presieduto dal professore Draghi, sin dalle prime battute ha fatto capire che per combattere la pandemia e le sue varianti e per uscire dalla spirale delle restrizioni è indispensabile agire sul piano diplomatico – facendo leva sul prestigio internazionale e sull’autorevolezza del capo del governo – per procurarsi maggiori quantitativi di vaccini e nel contempo cambiando la catena di comando relativa alla distribuzione e alla campagna di vaccinazione.
L’obiettivo che si prefigge di raggiungere con la rimozione di Arcuri e Borrelli è quello di superare i problemi di rapporto con le regioni e di centralizzare il più possibile tutta la materia . È auspicabile quindi che queste iniziative sortiscano gli effetti sperati e che i Paesi ricchi non si scordano dei Paesi poveri, altrimenti si rischia di ottenere una sorta di “Vittoria di Pirro“. Di tutto questo si parlerà stasera a “Riserva di Caccia“.
Salvatore Bonura