Caro-materiali: Ance Sicilia chiede alla regione un urgente aggiornamento prezziario

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Palermo, 10 giugno 2021 – Il caro-materiali che negli ultimi sei mesi ha fatto lievitare il prezzo mondiale dell’acciaio del 150%, quello dei polietileni del 110%, quello del rame del 28,9% e quello del petrolio del 45,3%, rende per le imprese edili non più sostenibile realizzare opere pubbliche progettate secondo i prezzi in vigore nel 2020, non più attuali e, anzi, totalmente fuori mercato. Ma, ancora peggio, i costi eccessivi e la carenza stessa di disponibilità di materie prime stanno già portando alla chiusura di molti cantieri di infrastrutture appaltate e di iniziative private incentivate dal “Superbonus 110%”.

Infatti, allo squilibrio economico causato alle imprese dai rincari, si aggiungono i fornitori che non stanno più onorando le consegne previste e stanno recedendo dai contratti per “eccessiva onerosità” o per “cause di forza maggiore”. Una situazione per la quale le imprese sono scoraggiate e si sentono persino impossibilitate a partecipare a futuri bandi di gara.

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Di fronte a questa nuova grave emergenza, il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone, ha chiesto al governatore Nello Musumeci e all’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, un urgente aggiornamento del Prezziario regionale delle opere pubbliche – limitatamente alle sole voci interessate dalle attuali turbolenze commerciali – “alle tariffe registrate sul mercato nel primo semestre 2021”, e questo “per garantire sia la prosecuzione dei cantieri in corso, sia l’esecuzione dei progetti che saranno appaltati nei prossimi mesi”, e questo almeno fino a quando i mercati non ritroveranno un normale equilibrio.

“Il provvedimento tampone allo studio del governo nazionale non può essere né sufficiente, né risolutivo – spiega Cutrone – . E’ assolutamente necessario in parallelo anche un intervento della Regione che in pochissimi giorni metta le imprese, le stazioni appaltanti, nonché i condomìni e i privati impegnati con gli ‘ecobonus edilizi’, nelle condizioni di non dovere interrompere l’attività. E’ in gioco persino l’attuazione dei progetti che saranno finanziati dal ‘Recovery Plan’, dai fondi Fsc e dal nuovo ciclo della Programmazione europea 2021-2027”.

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