Socialisti maltesi e siciliani: per un Mediterraneo forte e competitivo

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Paolo Garofalo, è nato ad Enna, in Sicilia. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Palermo ed è stato un attivista socialista sin dalla giovinezza. Eletto più volte consigliere comunale, è stato sindaco del Comune di Enna, dal 2010 al 2015. È autore di diversi libri sui diritti umani e la comunicazione, in particolare la comunicazione politica, e dal 2021 è Presidente del Centro Ricerche e Documentazione sul Mediterraneo e il Sud Italia “Napoleone Colajanni”. Attualmente fa parte della Direzione Regionale Siciliana del Partito Democratico.

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L’anno 2022 annuncia il segno dei Pesci, ma nella Repubblica di Malta e nella Regione Siciliana l’anno 2022 annuncia lo svolgimento delle elezioni generali. In entrambe queste isole del Mediterraneo, i cittadini dovranno recarsi alle urne per scegliere chi le governerà per questi prossimi anni di pandemia e crisi.

In Sicilia la lotta è principalmente tra i partiti di centrodestra che, uniti, mantengono un vantaggio complessivo sulla coalizione di sinistra, mentre a Malta le condizioni sono chiaramente a vantaggio del partito laburista rispetto ai conservatori. Nemmeno l’elezione dell’ultraconservatrice e ultranazionalista Roberta Metsola alla Presidenza del Parlamento europeo cambia le condizioni di grande vantaggio di cui stanno godendo i socialisti maltesi per almeno due motivi.

L’elezione di Metsola si è svolta sotto l’egida che pax melior est quam iustissimum bellum che, andando oltre la cosiddetta “maggioranza Ursula”, si estende anche al “patto staffetta”, concordato tra liberali, popolari e socialisti sin dall’elezione di Sassoli nel 2019 che prevedeva l’alternanza alla Presidenza del Parlamento Europeo.

Per questo i socialisti europei non hanno avuto paura di sostenere l’elezione di Metsola nonostante sia un esponente di quel Partito Nazionalista tanto caro agli irredentisti italiani che rivendicarono l’annessione dell’isola all’Italia fascista, negando a Malta politica e culturale autonomia.

Il secondo motivo è tutto all’interno dell’isola: la crescita che Malta ha avuto sotto la guida del Labour in questi ultimi nove anni non è messa in discussione dal popolo maltese che ha chiarito chiaramente di approvare di cuore come i socialisti abbiano garantito un riconoscimento internazionale di la Repubblica di Malta e ha favorito le relazioni commerciali con l’estero, intensificando il turismo e garantendo la sicurezza dell’isola.

La crescita che Malta ha avuto sotto la guida del Labour negli ultimi 9 anni non è messa in discussione dal popolo maltese. 

In altre parole, i socialisti maltesi hanno saputo governare la pressante emigrazione in atto nel Mediterraneo, hanno saputo far fronte alla pandemia e alla crisi internazionale, hanno creato condizioni di lavoro e hanno incrementato gli investimenti internazionali per l’Isola, in maniera unita e Europa progressista. Per questi motivi i maltesi, che non sono né sciocchi né distratti, sono fortemente dalla parte del Partito Laburista e dei suoi candidati.

In Sicilia la situazione si ribalta perché il centrodestra è storicamente più forte (tanto da vincere le elezioni di cinque anni fa). Ma l’eredità quinquennale del presidente Musumeci e dei conservatori che hanno governato male la Sicilia è sotto gli occhi di tutti e sotto gli occhi di tutti. E i siciliani, né stupidi né distratti, se ne sono accorti benissimo.

Il governo siciliano guidato da Nello Musumeci ha portato al regresso delle condizioni dei siciliani in ogni settore della vita pubblica. Aumento della disoccupazione, aumento della criminalità, incapacità di gestire la pandemia, aumento dell’emigrazione giovanile e femminile.

Questo malgoverno ha provocato una crisi anche all’interno della coalizione che ha eletto Musumeci, e nelle ultime ore le possibilità che il centrodestra si unisca alle elezioni sembrano diminuire. L’unica certezza è che Musumeci non sarà l’unico candidato del centrodestra.

Quindi, se le condizioni della sinistra erano fosche, oggi anche se non è ancora facile, la possibilità di vincere le elezioni fa presagire una luce in fondo al tunnel. Questo scenario è molto sottolineato quando si nota l’intesa tra il Movimento Cinque Stelle di Conte e il Pd, molto ben giocata in Sicilia e, d’altra parte, lo scioglimento della coalizione di centrodestra può favorire seriamente il socialista vittoria, al punto che l’eurodeputata del Pd, Caterina Chinnici, potrebbe essere la candidata del centrosinistra offrendo ai siciliani, per la prima volta, una donna alla guida della Regione.

La scena che si presenterà alla fine dell’anno potrebbe quindi essere un doppio smacco per i leader socialisti; a Malta e anche in Sicilia, favorendo politiche comuni per le due isole ei loro popoli.

Ora è necessario che Sicilia e Malta tengano un confronto serrato e un linguaggio comune sul Mediterraneo.

Occorre ora che Sicilia e Malta tengano un confronto serrato e un linguaggio comune sul Mediterraneo per ritrovare la centralità dell’azione politica, sia nei rapporti con i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, sia con gli altri Paesi europei, dal prospettiva commerciale, aziendale e della sicurezza.

Malta e Sicilia devono avere un dialogo costante e costruttivo che promuova il benessere dei due popoli. Abbiamo bisogno di una politica comune e progressista, fortemente orientata al rafforzamento della lotta alla criminalità organizzata, alla sicurezza delle città e all’occupazione fondiaria.

I Democratici Siciliani e il Lavoro Maltese devono lavorare insieme e insieme possono garantire un futuro migliore al loro popolo e all’intero Mediterraneo.

Per questi motivi, il voto laburista a Malta e il centrosinistra in Sicilia sono un’orgogliosa espressione delle identità maltesi e siciliane, ma parlano anche di una regione progressista, europea e mediterranea.

Paolo Garofalo

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